La decisione, scrive El paìs, è stata meditata nella tarda sera di lunedì in una riunione della dirigenza dell’Atletico Madrid e annunciata ieri pomeriggio: fuori i tifosi violenti, espulsi a vita. Dopo gli incidenti di Madrid, conclusi con la morte di un tifoso del Deportivo, il club ha cacciato el Frente atletico, un gruppo storico dei suoi ultrà, cancellati seduta stante dai tifosi ufficiali della squadra.
Preso atto, dalle indagini della Polizia, che alcuni dei tifosi identificati come partecipanti, direttamente o indirettamente, alla megarissa sul Manzanarre appartenevano al Frente, la società ha deciso di espellere l’intero gruppo: chi ne faceva già parte non potrà più essere socio del club per il resto dei suoi giorni, chi non ne faceva ancora parte non lo potrà mai diventare. Per evitare l’accesso allo stadio a coloro che, facendo parte del gruppo, non sono stati ancora identificati nell’inchiesta, l’Atletico ha chiesto aiuto alla Commissione Nazionale antiviolenza, che elaborerà una lista dei nomi cui sarà proibito l’ingresso agli stadi: si calcola che dei 2.500 tifosi della gradinata dell’Atletico, 700 appartengano al Frente.
Ha pesato, nella decisione, oltre all’ultimo episodio, il curriculum di cori razzisti e violenti che il gruppo aveva esibito in passato. Sembra che l’espulsione del Frente non resterà un episodio isolato. La lega calcio spagnola sta elaborando un regolamento che prenda di mira tutte le associazioni di tifosi che hanno dato segni di aggressività che siano collegate ufficialmente ai club iscritti alla Lega.
Un modo drastico di spezzare dall’interno il legame talvolta peloso che unisce società di calcio e tifosi. Si è detto tante volte, commentando le vicende violente del calcio italiano, che non è una relazione pericolosa che si possa spezzare soltanto con una repressione “esterna”, senza l’intervento deciso delle società che in Italia si attende invano da anni e che l’Atletico ha attuato in due giorni. Che ci sia nella linea dura spagnola un esempio anche per noi?