di Mariano Montagnin
Ricominciare! Ricominciare! Papa Francesco ha lanciato un’altra parola chiave per il Giubileo 2025. E chi meglio di lei, la Madonnina del Grappa, Maria Ausiliatrice, custodita nel sacello che sorge sulla cima del Monte Grappa, tra il sacrario dei caduti italiani e quello austro-ungarico, può rappresentare il ricominciare con speranza e fiducia?
È stata inserita nei siti del Giubileo 2025 e i pellegrini potranno recarsi a visitarla lassù, sulle Prealpi Venete con alle spalle le Dolomiti, per compiere i riti dell’indulgenza.
La statua in bronzo di Madonna col Bambino benedicente fu portata a dorso di mulo nel 1901, all’indomani del Giubileo del secolo proclamato da Leone XIII, dall’allora patriarca di Venezia, cardinale Giuseppe Sarto. La cerimonia si svolse il 4 agosto del 1901, e due anni dopo nel 1903, sempre il 4 agosto, Sarto viene eletto papa con il nome di Pio X.
La Madonnina inaugurò il secolo come simbolo di speranza. A quota 1770, quella Madonna ha resistito alla Prima guerra mondiale: si trovò a essere testimone di furiose battaglie di trincea, si lottava per pochi metri di terra al prezzo di decine di migliaia di morti. A lei si rivolgevano i soldati impegnati in battaglia su opposti fronti.
Fu "ferita" anche lei: una granata le spezzò un braccio. Fu restaurata a Venezia e riportata con una storica cerimonia lassù dal generale Giardino, dopo un viaggio che la condusse in tutta Italia, da Bologna a Genova, da Padova a Bassano, Castelfranco e Venezia. A Firenze esiste l’Opera della divina misericordia, Madonnina del Grappa per i minori, la fondò nel 1915 il cappellano militare di fanteria don Giulio Facibeni per ospitare i figli dei richiamati in guerra.
Ritornata a Cima Grappa dovette assistere a un’altra tragedia: il rastrellamento nazifascista del settembre 1944. I partigiani, asserragliati sulla cima del monte, considerato sacro alla patria, si ritrovarono attorno a lei nell’ultima messa, ad agosto, prima di essere travolti e massacrati nel rastrellamento di settembre. La Madonna sopravvisse, consolando anche questo dolore.
Oggi la sua festa, il 4 agosto, ricorda l’ascesa di Papa Sarto per posizionarla lassù. È radicata nelle comunità del Grappa e della pedemontana veneta ed è diventata una festa di fraternità. Da diversi anni si ritrovano le associazioni combattentistiche e le autorità civili e militari delle nazioni che lì si combatterono: Italia, Austria, Ungheria e Croazia.
La Madonna della rinascita e della riconciliazione oggi non si trova più nella costruzione originaria. In occasione della costruzione del sacrario militare fu realizzato un tempietto cilindrico, sormontato da una cupola in rame che simboleggia il Calvario. Dal centro si innalza il simbolo della redenzione, la Croce. Lungo le pareti sono appese le 14 stazioni della Via Crucis. Nell’altare si trovano le reliquie di San Marco Evangelista, di San Prosdocimo, di Sant’Antonio e di Santa Giustina.
Si innalza in mezzo a una natura di rara bellezza. Papa Sarto la volle lì perché potesse essere visibile dalla pianura, da Venezia, Padova, Treviso, Vicenza e dalla montagna bellunese.
La Madonna appartiene alla Diocesi di Padova, è curata dall’Opera Madonna del Grappa. Simbolo di rinascita dopo grandi tragedie, custode delle anime dei caduti che riposano nel grande sacrario militare, testimone di tanti giubilei rivolti al futuro, a partire da quello del 1900. Ai suoi piedi ha accolto e accoglie, come amici e fratelli, uomini che si erano aspramente combattuti, distribuendo perdono materno. Simboleggia una testarda speranza che non si arrende neppure di fronte a tragedie immense.