Teresa Angela Grandis, madre di Bebe Vio
“Manuel mi ricorda tantissimo Bebe. E sono convinta che ce la farà perché è un ragazzo forte”.
Teresa Angela Grandis, madre di Bebe Vio, sta vivendo con particolare, comprensibile partecipazione e attenzione la vicenda che ha coinvolto Manuel Bortuzzo, il nuotatore diciannovenne che sognava le Olimpiadi, colpito sabato scorso da un proiettile alla schiena esploso da due giovani spacciatori della periferia romana, che gli ha provocato la paralisi delle gambe.
Le abbiamo chiesto un pensiero da mamma che ha vissuto il momento terribile dell’imprevedibile grave infermità di una figlia. “E’ accaduta una cosa orribile e mi posso immaginare cosa stiano provando i genitori di Manuel. Tu mandi con fiducia un figlio a fare nuoto ad alti livelli, e te lo trovi ferito gravemente senza motivo. La vita ti riserva purtroppo anche questo. Nulla, tuttavia, è finito e da oggi inizia un altro percorso”, afferma con convinzione.
S’è fatta un’idea di questo ragazzo e dei suoi genitori?
“Sì, mi pare che Manuel sia tostissimo e anche i genitori siano veramente bravi. Mi sembra una bella famiglia, unita e compatta. E questa è una cosa fondamentale per quel che accadrà adesso. Non ho alcun dubbio sulla loro capacità di reazione. Ora si apre una nuova vita, un capitolo diverso, e sicuramente si tornerà a sorridere. E’ garantito. Certo c’è stato grande paura. E’ accaduto un trauma enorme. Una cosa che non ti puoi immaginare neanche nel peggiore degli incubi. Però, per fortuna, noi esseri umani siamo fortissimi e abbiamo risorse tali da superare anche questo”.
Dalle parole del padre, si evince che è lo stesso Manuel ad incoraggiare i genitori. E’ così?
“Dalle frasi che vedo riportate sui giornali e in tv, mi pare proprio che Manuel abbia questa caratteristica: non è un ragazzo che si sta abbandonando, anzi dice ai suoi genitori “dai che ce la facciamo”. E questo significa essere già tanto avanti nella ripresa. Troverà un’altra strada, una via tutta sua. La forza di volontà c’è e se non fa tutto, fa sicuramente tanto. E poi…”.
E poi?
“E poi chissà: non si sa mai cosa succede nella vita. Anche sul piano medico-clinico stiamo a vedere come evolverà la situazione”.
Quando però i riflettori si spegneranno e la storia di Manuel non sarà più sulle prime pagine?
“Non accadrà nulla di drammatico. Sia Manuel che i suoi genitori, paradossalmente, staranno meglio. Lo dico per esperienza. Adesso è bello e giusto che la gente sia vicina e solidale. E i Bortuzzo non mi sembrano persone che si chiudono in loro stesse. Ci sono infiniti esempi di atleti, da Alex Zanardi a Martina Caironi, per fare solo due grandi nomi, che hanno poi fatto cose straordinarie. Dopo la botta tremenda che ti arriva addosso, si reagisce. In famiglia si faranno forza per andare avanti. E poi c’è sempre chi ti aiuta, anche questo lo dico per esperienza, soprattutto se sei disposto a farti aiutare”.
Non c’è mai stato un moto di rabbia nelle parole del papà. Solo l’osservare che Roma può essere una città più “pericolosa” di Treviso.
“La rabbia non serve a niente. Come neanche rimproverarsi di qualcosa. Hanno dato una chance al figlio, inserendolo in un mondo sportivo sano, bello. Il destino ha voluto che accadesse quel che è successo. Basta. Se i Bortuzzo vorranno fare una parlata con noi, ci saremo. Ma se ciò accadrà, ovviamente non sarà cosa che racconteremo ai media”.