Gent. dottore, mi permetta uno sfogo. Ho un figlio di 18 anni bravo ed educato, che però ha anche qualche “caduta”, come tanti ragazzi della sua età. Quest’anno si è preso un debito pur essendo sempre stato un ragazzo bravo a scuola, perché non ha studiato abbastanza. Non beve, ma fuma, qualche sigaretta e non altro. Lascia la sua camera in disordine, non sempre lava i piatti prima che rientriamo dal lavoro. Alla sera vuole uscire con gli amici o la ragazzina. Qualche volta, ma poche, è un po’ strafottente. Ma il problema non è lui: è mia moglie che gli sta facendo una guerra spietata. È esasperante: lo insulta e urla per ogni minima cosa. Ogni occasione è buona per rimproverarlo, perché fuma, perché non è abbastanza ordinato, perché deve rientrare presto. I toni si alzano, il figlio risponde ed è guerra. Io cerco di fare da paciere, ma non ce la faccio più, e mi scaldo anch’io. Il bello è poi che, dopo le litigate, se escono insieme, mia moglie gli compra scarpe e vestiti e non gli dice mai di no, esagerando secondo me anche in quell’occasione. ULISSE
— Ho dovuto sintetizzare la lunga lettera di Ulisse, stanco delle preoccupazioni eccessive della moglie. Probabilmente, caro Ulisse, si tratta di una mamma che, molto legata al proprio unico figlio maschio, sta iniziando a fare i conti con la crescita di questo ragazzo e la sua presa di distanza dai genitori per riconoscere e affermare sé stesso.
Non è affatto facile per questa mamma, che sembra soprattutto preoccupata per quello che può succedere a suo figlio nel futuro: il timore per la salute fisica che il fumo potrebbe danneggiare, per il ridotto impegno scolastico (e sul lavoro come sarà?), per il disordine (ce la farà quando sarà solo?). Come se le mancanze nel presente fossero la profezia di un futuro disastroso. In fondo, è la preoccupazione di una mamma eccessivamente amorevole, che non riesce a vedere che il figlio se la sa cavare, magari a modo proprio e non sempre secondo gli infallibili criteri della madre. Il compito di Ulisse allora diventa quello di testimoniare alla moglie che il ragazzo ha anche molte qualità e che in tante occasioni dimostra di avere la testa sulle spalle. Non è più solo il genitore a essere responsabile del figlio, ma il ragazzo di sé stesso.
Allora la mamma può iniziare a guardare questo figlio un po’ più da lontano e ad abituarsi all’idea che, crescendo, il figlio ha sempre meno bisogno di lei. Più che rimproverarla perché esagera, occorre tranquillizzarla perché il bimbo cresciuto ce la può fare anche senza la mamma. Lo spazio affettivo lasciato libero dal figlio deve tornare a essere occupato dal marito. Potete ritrovare una sintonia di coppia se date spazio a momenti soltanto vostri: uscite più spesso insieme, chiacchierate tra voi (ma non del figlio!), trovate nuove o vecchie attività ed esperienze piacevoli da condividere, solo per voi due.