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venerdì 13 settembre 2024
 
 

E la malaria uccide un bimbo al minuto

25/04/2012  Il 25 aprile è la giornata mondiale dedicata alla malaria. Nei Paesi poveri è una delle grandi cause di morte che falcidia i più deboli. L’impegno di tre grandi Ong per combatterla.

Un bambino ogni minuto. Nel tempo di leggere queste righe la malaria mieterà un’altra piccola vittima. Insieme alle donne (specie in gravidanza), agli anziani, ai malati, alle persone più vulnerabili, i minori sono i più colpiti da questa subdola malattia, inoculata da un particolare tipo di zanzara, chiamata anofele.

     L’Onu dedica alla malaria il 25 aprile, perché almeno un giorno ogni anno lo sterminio silenzioso provocato dalla malattia nei Paesi poveri sia ricordato e si faccia il punto della situazione.

     Medici senza Frontiere (Msf) ha deciso di dedicare la sua attenzione alla Repubblica Democratica del Congo. Per lanciare l’allarme: nel grande e disastrato Paese africano si sta verificando da tre anni a questa parte un massiccio incremento dei casi di malaria che – scrive Msf – «sta travolgendo i sistemi di cura e prevenzione esistenti».

     La grande Ong internazionale chiede che vengano dispiegate e rafforzate le misure di risposta all’emergenza. «In sei province, cioè nella metà del vasto Paese», sottolinea l’organismo umanitario, «il numero di persone curate per la malaria nei nostri progetti è cresciuto del 250% dal 2009. Questa epidemia è particolarmente allarmante a causa del numero elevato di pazienti affetti da malaria grave che necessitano di trasfusioni di sangue e ricovero urgente per l’anemia indotta dalla malattia». Di fronte a una crisi di tali proporzioni, MSF ha annunciato di non essere in grado di rispondere da sola all’emergenza.

Nel 2009, Msf ha curato più di 45.000 persone con la malaria. Nel 2011, più di 158.000 persone. E, nei pochi mesi del 2012, oltre 85.000.

     Le cause dell’epidemia non sono chiare, i medici dell’Ong stanno facendo ricerche per capirle. Quel che è chiaro, però, è che la crisi avviene nel contesto di un sistema sanitario gravemente carente di risorse a tutti i livelli: «Il Paese», scrive ancora Msf, «manca di farmaci adeguati, forniture mediche, e personale medico qualificato. La prevenzione della malaria e i sistemi di controllo sono carenti. La malaria è la principale causa di morte nella Repubblica Democratica del Congo e, ogni anno, uccide circa 300 mila bambini sotto i cinque anni».

     Msf esorta il governo congolese e le altre organizzazioni sanitarie (nazionali e internazionali) a prendere misure rapide e sostenibili di prevenzione e trattamento per combattere questo flagello.

La situazione generale migliora, ma non abbastanza. Questo il giudizio dell’Organizzazione non governativa Amref, la principale realtà sanitaria di cooperazione presente in Africa Orientale. Amref, nata in Africa, impiega oltre 800 persone, per il 97% africani, e gestisce 140 progetti di sviluppo sanitario in 6 Paesi.

     «Nel corso dell’ultimo decennio», spiegano i responsabili di Amref Italia, «gli sforzi nazionali e internazionali per combattere la malaria si sono intensificati anche grazie a innovative forme di finanziamento, che hanno permesso lo sviluppo di nuovi strumenti e un migliore accesso a misure di prevenzione e di controllo. Dal 2000, l’incidenza globale della malaria si è ridotta del 17%, i tassi di mortalità sono diminuiti del 26%. Meno dell’obiettivo internazionale di riduzione del 50% nel 2010, ma comunque si tratta di un risultato importante».

     Ma, secondo l’Ong, occorre fare di più: c’è un bisogno urgente di incrementare gli sforzi perché la malaria tuttora uccide un bambino ogni minuto. Specie per i più deboli, ossia le persone che vivono in contesti ad alto rischio di contagio, le comunità svantaggiate e coloro che abitano in aree rurali. Sono queste le fasce di popolazione che incontrano le maggiori difficoltà nell’accesso agli strumenti e ai servizi di prevenzione e trattamento.

     «Il pesante fardello economico e sociale che la malaria infligge alle famiglie e alla società costringe le comunità in un ciclo di malattia e povertà che è difficile spezzare», scrive Amref nel comunicato diffuso in occasione della giornata mondiale dedicata alla malattia.

     «Poiché la malaria è prevenibile e curabile, ancora molte vite possono essere salvate attraverso una combinazione di interventi innovativi ed efficaci per il suo controllo. Come organizzazione che opera fianco a fianco con le comunità, Amref mira a formare persone con conoscenze, competenze e mezzi per combattere la malaria, vuole tutelare la loro salute e interrompere il ciclo di povertà e malattia. Programmi efficaci di controllo della malaria non solo salvano vite ma hanno anche un reale impatto sulla produttività e sul benessere della gente che abita nelle aree in cui la malaria è endemica».

I recenti successi ottenuti in Africa sono ancora fragili. Amref si dice preoccupata per la riduzione degli impegni del Global Fund, uno dei principali donatori internazionali per la lotta alla malaria: i miglioramenti conseguiti negli ultimi anni potrebbero non essere sufficienti a «raggiungere un controllo universale della malattia», sottolinea l’organismo umanitario.

     «I fondi dei governi in Africa generalmente ammontano a meno di 1 dollaro per ogni persona a rischio e rappresenta una percentuale molto piccola rispetto al finanziamento totale richiesto nei Paesi a più alta endemia».

     Amref chiede a governi, donatori, privati e partner di rafforzare e rinnovare il loro impegno a investire nella lotta contro la malaria. In occasione della giornata mondiale, la grande Ong africana vuole dedicare una speciale attenzione alla salute femminile nei Paesi nei quali la malaria è endemica, soprattutto nelle regioni sub-sahariane, dove le madri continuano a morire nel dare la vita.

     In alcune zone, la malattia contribuisce al 30% della mortalità materna. Prevenire l’infezione dunque contribuirà sensibilmente alla riduzione delle morti materne. Perciò ha lanciato la campagna “Stand Up for African Mothers”, un’iniziativa internazionale che mira a formare 15 mila ostetriche entro il 2015 per contribuire alla riduzione delle morti materne in Africa del 25%.

     «Queste ostetriche, tra l’altro, educheranno le madri nell’uso delle reti antimalariche con insetticida», spiega Amref, «e gestiranno i trattamenti preventivi nel corso della gravidanza, così come diagnosticheranno e cureranno i casi di malaria. Un’assistenza qualificata prima, durante e dopo il parto può salvare la vita delle donne e dei neonati».

«La malaria è ancora oggi una delle principali cause di morte in Africa, insieme a tubercolosi e Hiv/Aids, soprattutto fra i bambini più piccoli».

     Per questo il Comitato di Collaborazione Medica, Ong di Torino, intende nel 2012 impegnarsi in modo particolare per contribuire a diminuire questo “scandalo africano” che colpisce soprattutto i più vulnerabili: «Nel 2012», dice Marilena Bertini, presidente dell’organizzazione non governativa, «ci proponiamo di distribuire 14 mila zanzariere, di cui 11.000 in Sud Sudan, tra le 26.000 donne in gravidanza e i 90.000 bambini che vogliamo visitare nel continente africano, e le 21.000 mamme e i 40.000 bambini che intendiamo vaccinare».

     Il CCM sostiene la lotta contro la malaria in tutti i suoi progetti di cooperazione internazionale sanitaria: in Burundi, Etiopia, Kenya, Mali, Somalia e Sud Sudan. Nell’ambito della campagna “Sorrisi di madri africane”, lanciata lo scorso novembre, l’Ong torinese rinnova il suo impegno contro le grandi pandemie – malaria, tubercolosi e Hiv/Aids – per promuovere il diritto alla salute delle madri e dei bambini africani.

«In particolare», spiega ancora Bertini, «contro la malaria sensibilizziamo la popolazione locale sulle modalità del contagio, distribuiamo zanzariere e repellenti, informiamo su come usarli e sulle tecniche di prevenzione da seguire, soprattutto durante la stagione delle piogge, quando le zanzare toccano il loro picco di aggressività. Cercando di raggiungere le persone e le comunità più isolate, che vivono nelle zone rurali dei paesi africani in cui operiamo. Se il lavoro del Ccm sul campo è difficile, contribuire è invece molto semplice», visto che una zanzariera costa solo 5 euro».

     L’organismo umanitario negli ultimi anni ha supportato in Somalia il rafforzamento di 50 laboratori periferici di diagnosi e trattamento della malaria (e della Tbc) e l'organizzazione di un sistema informativo sanitario a livello nazionale.

     E in Burundi, nella provincia di Cibitoke, ha creato nel 1993 un centro trasfusionale per contrastare l’alta mortalità causata da anemia acuta, come conseguenza della distruzione dei globuli rossi da parte del plasmodio responsabile della malaria.

 
 
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