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lunedì 09 settembre 2024
 
Educazione
 

La mamma gli impedisce di giocare ai videogames. Interviene la polizia

30/09/2015  Dodici ore di gioco con i videogames e poi la reazione della madre poco gradita a un adolescente. La dipendenza da giochi elettronici è una cosa seria e bisogna riconoscerne i sintomi per tempo.

L'adolescenza è un periodo difficile. Per chi la attraversa e per i genitori che la affrontano. Farsi obbedire e ragionare con i ragazzi di questa età è, lo sappiamo bene, davvero complicato. Per questo non stupisce  la vicenda, finita sui giornali, di un litigio con tra una mamma e un tredicenne che si  è reso protagonista di un fatto di cronaca che non può non colpire i genitori spesso alle prese con lo stesso problema.

Venerdì scorso il ragazzo non era andato a scuola per una lieve indisposizione, non particolarmente grave poiché non gli aveva impedito di giocare per 12 ore di seguito con un videogame. Fino a quando verso sera la madre esasperata ha deciso di staccare la spina della console, cosa che il figlio non ha gradito e ha messo in atto la più comune reazione degli adolescenti: si è chiuso in bagno restandosene in completo silenzio. Un gesto che ha spaventato la donna che chiamandolo e non ricevendo risposta si è preoccupata al punto da chiedere l'intervento della polizia. Gli agenti sono riusciti a convincere il ragazzino a riaprire la port. Una volta uscito imbronciato ha ascoltato con la dovuta faccia contrita anche la predica degli agenti.

Una pensiero va alla povera madre incapace di farsi ascoltare e obbedire e così ansiosa da non riuscire a gestire la smisurata reazione di un figlio. Ma anche al ragazzo e a quelle dodici ore di fila con il joypad in mano in un'estenuante maratona che sfiancherebbe chiunque e che porta però alla ribalta un problema  presente in molte famiglie, la dipendenza da videogiochi. 

La dipendenza da videogioco (video game overuse) si riferisce a un uso eccessivo di giochi per computer e consolle tale da interferire con la vita quotidiana. Chi ne è affetto gioca compulsivamente, si isola dalla famiglia e dagli amici o da altre forme di contatto sociale, e si concentra esclusivamente sui risultati nel gioco mentre non si interessa di altri eventi della vita. Insomma si tratta di un fenomeno da non sottovalutare e di cui i genitori devono riconoscere i campanelli d'allarme prima che il problema diventi serio.

Gli esperti ricordano che la fascia d'età più a rischio è quella tra i 10 e i 13 anni. I genitori devono correre ai ripari quando riscontrano i seguenti sintomi: la perdita di ore di sonno, la tendenza a isolarsi e l'incapacità di trovare la concentrazione. Poi possono subentrare uno scadimento dei risultati scolastici l'azzeramento della vita sociale e un generale peggioramento della salute. 

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