Cara Collega, vorrei condividere con te e i lettori un’esperienza di didattica della matematica che parte da una domanda: “La matematica che si fa a scuola ha davvero un senso per gli studenti, oltre che per i docenti?”. I ragazzi non sempre comprendono la necessità, la rilevanza e la fruibilità di ciò che si affronta nelle ore di matematica. Quanto si apprende a scuola resta disponibile a lungo? La mia personale risposta è contenuta in un testo scritto con un collega che mostra come sia possibile incidere davvero nella pratica didattica, facendo in modo che gli studenti e i loro docenti trovino un senso della matematica che si fa a scuola, apprendano con gioia e soddisfazione e dispongano a lungo di quanto costruito insieme. Mi farebbe piacere che magari proprio partendo dalla tua rubrica fosse possibile aprire una discussione sul tema. LUCIANO
— Caro Luciano, prima di tutto grazie per aver scelto Famiglia Cristiana e la rubrica “Pianeta scuola” per raccontare la sperimentazione didattica che tu e il professor Sandro Innocenti, del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Trento, avete attuato e che ha portato alla pubblicazione del testo: Facciamo la matematica che conta. Il curricolo di matematica per il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado: dalle scelte didattiche alla declinazione in classe di L. Cappello e S. Innocenti (2022).
Già a partire dal titolo, “la matematica che conta”, si possono capire le vostre intenzioni. La matematica che conta non è “la matematica che serve” per citare un vecchio testo degli anni ’40 per gli studenti delle scuole professionali che esplicitava così nella prefazione il proprio obiettivo «(...) aiutare tecnici e capi cantieri che decidano di elevare il loro bagaglio culturale alle attuali esigenze dell’arte nella quale esplicano la loro attività».
Ma la matematica che conta è quella che resta anche ad anni di distanza dal diploma. Non serve solo a fare bene di conto, non è solo formalizzazione di teoremi, ma la capacità di interiorizzare e fare propri i processi che la sovrintendono, capace di fare capire e interpretare la realtà che circonda i ragazzi.
Tanto che, in linea con gli indirizzi ministeriali, proponete percorsi d’educazione civica che indagano i fenomeni economici, medici, statistici proprio con gli strumenti e il metodo matematico. Sicuramente questo approccio è capace di dare un senso a una materia che troppo spesso viene vissuta con paura, come un cibo indigesto che, nonostante dal primo incontro alla scuola elementare siano passati molti anni, ancora molti studenti non riescono a buttare giù. Spero che la vostra proposta didattica, svolta in collaborazione con Iprase nonché col Dipartimento di Matematica dell’Università di Trento e, in particolare, col Laboratorio di didattica e comunicazione della matematica, possa incontrare il favore dei colleghi e accendere luci negli studenti e riesca ad aiutarli, come da voi indicato nella prefazione, a prendere il largo della vita.