Monsignor Marcianò in Afghanistan (foto Tottus in Pari).
"L’uomo oggi soffre di una crisi terribile che è la crisi del senso della vita. Siamo immersi in un vortice che ci fa perdere di vista ciò che di più caro abbiamo sulla terra, la vita dell’uomo. Provate a pensare al creato, tutto è finalizzato all’uomo: le stelle, che contempliamo in questo cielo meraviglioso di Herat; il sole, il mare, gli animali, le piante… Tutto orientato all’uomo perché l’uomo si possa servire di tutto, perché l’uomo possa vivere la sua vita entrando in relazione con questo stupendo creato che è dono di Dio. Paradossalmente, però, l’uomo che ha tutto, l’uomo a cui viene donato tutto, perde di vista se stesso.
È il paradosso dell’uomo di oggi: una cultura che ci fa perdere di vista il Trascendente. Noi oggi pensiamo - con la tecnologia, con le scoperte - di poter vincere la morte e, addirittura, di poterci sostituire a Dio. “Dio, tu non c’entri, tu non mi servi, perché io ho un potere che è un potere assoluto; il potere di decidere sulla vita e sulla morte”.
Nasce un Bambino!
Questo mi fa pensare ai tanti bambini che muoiono e a tutte le morti dimenticate: gli afghani, i cristiani in Siria e in Iraq. Noi facciamo presto a contare i morti, ma quanti muoiono senza che nessuno se ne accorga!. È vero, tanti muoiono in modo tragico, penso alle esecuzioni dell’ISIS. Ma quanti innocenti muoiono finendo dimenticati!
Pensate a quel bambino che è dentro il grembo della madre. L’aborto resta ancora una tragedia in cui la strage degli innocenti non viene registrata.
Pensate a quella strage degli innocenti che sono i poveri, coloro che vengono ridotti alla fame. Pensate a quella strage degli innocenti che sono i malati, che muoiono perché non hanno la possibilità di venire curati.
Pensate a quella strage di innocenti che sono tutti coloro che il mondo scarta, come dice Papa Francesco: l’uomo scartato dall’uomo!
Pensate a quegli innocenti ai quali voi venite mandati; quei fratelli e quelle sorelle che, senza nessuna colpa, vengono eliminati, ai quali viene tolta la vita perché non si allineano con il pensiero, con l’ideologia, con il potere.
Pensate a quegli innocenti che vengono eliminati perché non si allineano con il pensiero religioso, con il credo religioso. Dio o viene strumentalizzato o viene scartato. E quando si scarta Dio si scarta la vita dell’uomo. E quando si scarta la vita dell’uomo si scarta Dio!.
Questo Natale ci porta a riflettere in profondità, prima di tutto sulla nostra vita. Voi siete militari e celebrare con voi e per voi mi commuove perché in voi vedo quei figli di Dio che sono pronti a combattere il male: non a combattere l’avversario, ma a combattere il male. Vedo in voi coloro che hanno il coraggio di morire per restituire la vita a coloro che la perderebbero senza di voi.
Noi oggi siamo lontani dalle nostre famiglie. Però è anche vero che noi costituiamo una famiglia. E il senso della famiglia ci rafforza nella convinzione che il bene vince e vince anche attraverso di noi; tutto questo dà senso alla nostra vita, perché vivere è sempre vivere per l’altro, è sempre vivere per gli altri.
Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, parla dei militari come di quegli operatori di pace che garantiscono la sicurezza dei popoli e permettono ai popoli di vivere l’autentica libertà che è propria delle persone umane ed è dei figli di Dio. Per questo, credo di non esagerare quando vi penso missionari: missionari, infatti, dipende da missione e voi usate nel gergo miliatre il termine “missione”. Voi siete qui in missione - Missione per costruire la pace - e la missione fa di voi degli operatori chiamati a lavorare perché l’uomo possa riscattarsi dalla schiavitù, possa ritrovare dignità: voi svolgete la missione di dare dignità all’uomo e di ridare dignità agli uomini che l’hanno perduta.
Questo è il Natale, e credo che questo Natale sia particolarmente significativo. Un Natale in cui venite confermati nella bellezza del vostro essere persone umane, figli di Dio, del vostro essere amati da Dio che si fa Uomo per voi, che si fa Uomo per noi, e dai fratelli per i quali voi date la vita.
Ed è bello questa sera sentire presenti tutti i fratelli afghani, tutti coloro che vi dicono grazie; forse non hanno la possibilità di dirvi grazie direttamente ma lo sentono nel profondo del cuore. Sono presenti qui e, dandovi un forte abbraccio, questi fratelli gridano a ciascuno di voi il grazie dei loro cuori.
Vivetelo così il Natale. Rinascete alla bellezza dell’amore e credete sempre che l’amore vince: vince ogni male, vince ogni morte, vince ogni buio. L’amore vince sempre!
Sia questo il nostro Natale, sia questo il Natale dei militari italiani, si questo il Natale della gioia. E auguri a tutti dal profondo del cuore del vostro vescovo".