Un paio di settimane fa sono stato alla basilica di San Pietro, luogo dove in passato passavo molto sovente e mi sono reso più conto della preziosità dell’essere in quel posto. E non solo per la sua importanza artistica e culturale, ma anche e soprattutto per il valore simbolico che quel luogo riveste per me, come cristiano e cattolico. Già attraversare il colonnato mi ha evocato il pensiero e il sentimento della maternità della Chiesa. Per questo ho scattato una foto che ho condiviso sui social con questa didascalia: «Nell’abbraccio materno. La Chiesa, sposa di Gesù, è mia madre».
Tra i commenti condivisi sotto la foto, mi sono soffermato particolarmente su questo: «Che fatica pensare così la Chiesa». Il commento mi ha colpito e mi sono chiesto quale esperienza di Chiesa poteva esserci alle spalle della persona che lo aveva postato. Il termine «Chiesa», infatti, evoca per ognuno esperienze e immagini diverse. Anzi, a seconda dei momenti, la stessa persona può pensare e sentire cose diverse. Chissà se la persona in questione pensava a qualche scandalo di «uomini di Chiesa» o, semplicemente, a qualche esperienza di mancanza di ospitalità in una comunità parrocchiale. E questa riflessione mi ha portato a darmi ragione della mia affermazione: perché penso alla Chiesa come madre e la sento come mia madre?
Forse perché sono un illuso e non vedo le imperfezioni presenti nella Chiesa? Al contrario, quelle imperfezioni le ho ben presenti, ne soffro come tanti cristiani. Non mi scandalizza la povertà umana che c’è nella Chiesa perché io stesso, umano, sono povero e bisognoso sempre del perdono e dello sguardo d’amore di Cristo, che mi risuscita. Il mio amore per la Chiesa non è un innamoramento ingenuo e acritico. È l’amore di un figlio. E forse uno dei modi migliori per me per dirlo è una considerazione attribuita al teologo domenicano YvesMarie Congar: «Amo la Chiesa, anche se il suo viso è solcato di rughe. La amo, perché è mia madre». È proprio così: l’amore mio per la Chiesa passa per consapevolezza. Il mio amore per la Chiesa passa per l’amore di Cristo per essa. L’amore del Signore non è illusione, è un amore che vede oltre e che porta oltre, perché è proprio quest’amore – alla Chiesa, quindi, a te, a me e a tutti – che purifica e rinnova questa Chiesa, la quale è «semper reformanda», come dice il Concilio, ed è sempre amata dal suo Sposo e Signore.