In una via, un po’ fuori città, ci sono villette ormai un po’ malandate, in una ci abita una mia vicina settantenne, separata e sola, e al primo piano ci abita la famiglia della figlia. Ci salutiamo, niente di più, ma ieri l’ho vista a spasso: per mano aveva due bambine: una è la nipotina che conosco “e l’altra chi è?” ho chiesto. “È la figlia dell’ucraina che ho ospitato” mi ha risposto; e ha aggiunto: “Vieni a prendere un caffè!”. Mai avrei pensato che...
KATIA
— Molto onestamente, cara Katia, nella tua lettera ti poni di fronte ai tuoi... pregiudizi; credevi di conoscere la tua vicina un po’ musona, un po’ trasandata, un po’ troppo lagnosa per i tuoi gusti! E invece ti trovi di fronte una donna sorridente, quasi più leggera, perfino orgogliosa: tiene per mano una sconosciuta e bellissima bambina, oltre alla sua nipotina. La sua casa ora è piena di vita: una mamma ucraina con la sua bambina si è lasciata ospitare e l’eco di questa novità buona è già nelle parole che ti rivolge: “Vieni a prendere un caffè!”. E tu lo racconti alla Posta del cuore. Ti ringrazio perché ci aiuti a fare due riflessioni; la prima, la più ovvia, è sui nostri stereotipi: solitamente noi prendiamo alcuni dati di realtà, li infiliamo in un quadro conosciuto e ci fabbrichiamo un ritratto dell’altro che riteniamo veritiero (in un testo – Benessere in famiglia – mio marito e io abbiamo chiamato “statue di sale” questi ritratti rigidi che si auto perpetuano): tu vedevi una donna (ti cito) “un po’ musona, tutta chiusa in se stessa”. Credevi di conoscerla.
E invece non la conoscevi. Stiamo imparando che alcuni dati di realtà non sono tutta la realtà. E questo non lo impareremo mai abbastanza, perché ci viene più facile tenerci stretti alcuni dati e non cercarne altri! Poi – ed è la seconda riflessione – ci precipita addosso la tragedia dell’Ucraina: una donna con la sua bambina, fuggita da immani pericoli, si lascia aiutare e tu hai visto una nonna con due “nipotine” quasi coetanee: una conosciuta e l’altra sconosciuta, una bambina che si lascia “affidare” perché tiene la mano di questa nuova “nonna” e dietro c’è una madre ucraina che è capace di fidarsi, di aprire nuove strade. Troppo facile pensare: non ha alternative, anzi è fortunata: ha trovato un tetto, una sicurezza per la sua bambina scampata alla morte: tutto gratis! No, non è così semplice: chi si lascia aiutare fa un dono, un dono di fiducia che – come dice la Scrittura – “fa nuove tutte le cose”. E si può accettare un caffè. Grazie Katia