Il dramma dei migranti è al centro delle riflessioni del cardinale Gualtiero Bassetti della Via Crucis di Venerdì Santo al Colosseo. A Bassetti il Papa ha affidato le meditazioni che sono state pubblicate dall’Osservatore Romano questo lunedì pomeriggio. Scrive Bassetti: “Come non vedere il volto del Signore in quello dei milioni di profughi, rifugiati e sfollati che fuggono disperatamente dall’orrore delle guerre, delle persecuzioni e delle dittature?”. Il cardinale invita a meditare perché “troppo spesso volgiamo lo sguardo dall’altra parte”. E nella stazione che ricorda la Veronica aggiunge con ancora più forza sempre riferendosi ai migranti: ““Per ognuno di loro, con il suo volto irripetibile, Dio si manifesta sempre come un soccorritore coraggioso. Come Veronica, la donna senza volto, che asciugò amorevolmente il volto di Gesù”.
Bassetti, subito, alla prima stazione (“Gesù è condannato a morte”) avvisa che ognuno di noi è come la folla che grida di crocifiggerlo: ”Nessuno può sentirsi escluso”. E spiega che la folla e Pilato sono entrambi accomunati dalla paura, sensazione che oggi è di tutti gli uomini: “Abbiamo paura del diverso, dello straniero, del migrante. Abbiamo timore del futuro degl’imprevisti, della miseria. Quanta paura nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle nostre città…E forse abbiamo paura di Dio: quella paura del giudizio divino che nasce dalla poca fede”.
Invece chi si mette dietro a Cristo non ha paura e soprattutto, scrive Bassetti alla seconda stazione “non cerca l’applauso del mondo o il consenso delle piazze, il cristiano non adula e non dice menzogne per conquistare il potere”, e invece “accetta lo scherno e le umiliazioni che derivano dall’amore della verità”. Ma le parole più drammatiche del cardinale si leggono nella meditazione della stazione successiva, la prima caduta di Gesù sotto il peso della croce, cioè della sofferenza di tutti gli uomini: “Dov’è Dio nei campi di sterminio? Dov’è Dio nelle miniere e nelle fabbriche dove lavorano come schiavi i bambini? Dov’è Dio nelle carrette del mare che affondano nel Mediterraneo?”.
Eppure Gesù non è schiacciato dal peso della croce: “Ecco, Cristo è lì, scarto tra gli scarti. Ultimo con gli ultimi. Naufrago tra i naufraghi. Dio si fa carico di tutto questo. Un Dio che per amore rinuncia a mostrare la sua onnipotenza. Ma anche così, proprio così, caduto a terra come un chicco di grano, Dio è fedele a sé stesso: fedele nell’amore”. Nella meditazione c’è posto anche per la famiglia “cellula inalienabile della vita comune” e “architrave insostituibile delle relazioni umane” e Bassetti le dedica tutte alle cadute di Gesù. Alla terza caduta ricorda la sofferenza delle famiglie spezzate, di chi non ha un lavoro, di tanti giovani precari lasciati nella solitudine. E così la supplica a Dio si leva per quanti “sono a terra” a causa di “matrimoni falliti, solitudine, perdita del lavoro, drammi familiari, angoscia per il futuro”.
Ma anche per i “corpi di uomini e donne, di bambini e anziani, di malati e disabili non rispettati nella loro dignità”. Bassetti ricorda alla decima stazione (Gesù è spogliato delle vesti) le violenze che hanno colpito l’uomo nel corso della storia in quello che ha “di più suo”, cioè il corpo, “qualcosa di sacro e benedetto perché viene da Dio”. E qui alza la preghiera anche per le vittime degli abusi sessuali: “Ti preghiamo per chi è stato violato nel suo intimo, per chi non coglie il mistero del proprio corpo, per chi non l’accetta o ne deturpa la bellezza”. Bassetti ricorda anche il XX secolo definito secolo dei martiri e cita l’esempio di padre Massimiliano Kolbe e di Edith Stein, martiri della fede e della misericordia.