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«La missione è ricerca e condivisione»

22/11/2014 

Il suo è stato uno degli interventi che più ha colpito i partecipanti al convegno missionario di Sacrofano (Roma). Ma Antonietta Potente, suora domenicana di origine ligure, 56 anni, biblista e missionaria, è abituata a spiazzare l’interlocutore. A cominciare dall’aspetto: minuta e fragile, è determinata quando prende la parola. Per quasi vent’anni ha fatto esperienza di “Chiesa in uscita”, vivendo in Bolivia - prima a Santa Cruz de la Sierra, poi a Cochabamba – una forma di vita comunitaria con un alcuni campesinos di etnia aymara. Con loro ha partecipato attivamente al processo di cambiamento socio-politico che ha visto protagonisti i movimenti popolari. Una scelta coraggiosa e controcorrente che ben esprime il suo stile missionario, fatto di ricerca incessante di Dio e di condivisione con gli ultimi.

Una rivoluzione copernicana della missione, quella che la missionaria-teologa propone, che ben si riassume nel ritornello-imperativo “camminare insieme”. «Di fronte alle ferite della storia - ha detto nella sua relazione – essere missionari oggi significa fare nostre le parole di Maria di Magdala, quel versetto che recita “Non sappiamo dove l’hanno posto” riferito a Gesù Risorto». E ha spiegato: «Un’umile uscita mendicante di ricerca insieme agli altri è l’annuncio più bello che oggi possiamo dare».

Dopo essere stata impegnata in varie cattedre in Italia, da anni insegna teologia presso l’Università cattolica di Cochabamba. Dal 2000 al 2004 è stata membro della commissione teologica della Conferenza latinoamericana dei religiosi (Clar). Ora è in Italia per motivi di salute. Se le chiedi perché è diventata missionaria, ti spiega che «un credente deve continuare incessantemente a cercare» e «il mio desiderio era di cercare fuori dalla mia cultura, da quello che già sapevo, dal mio contesto: tutto questo mi ha sospinto in Bolivia».

Di quella terra e di quell’intensa esperienza – continua - «mi rimane l’aver imparato a leggere il Mistero e la teologia in un altro modo, mi rimane la dignità di un popolo che ha stravolto a sua situazione senza nessun tipo di guerriglia e oggi, con tutte le fatiche e gli errori di ogni processo di cambiamento, ha aperto una strada anche ad altri popoli. Anche questo – sottolinea - si può leggere come un processo evangelizzatore: i poveri non sono solo quelli che ci stanno aspettando, ma coloro che conoscono così bene la vita da sospingerla in avanti: a noi non resta che affiancare questi processi di cambiamento».

«La missione – suor Antonietta ne è convinta - cambia la vita di una suora, perché esprime la passione per la ricerca della profondità che costituisce l’essenza della vita consacrata. Dal contatto con l’Altro e con l’altro si esce profondamente rinnovati».

E l’appello del Papa ai religiosi “Svegliate il mondo”? Come lo legge da consacrata? «Io credo che sia importante risvegliarsi alla consapevolezza che si tratta di un risveglio fatto insieme – conclude suor Antonietta -. Risvegliarci e risvegliare gli altri: è l’unico grido evangelico in questo momento; essere profeti oggi significa questo. In Bolivia, ad esempio, significa rendersi conto del processo di cambiamento condotto dai movimenti popolari».

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