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martedì 28 marzo 2023
 
 

La mobilità ha un alleato: l’interinale

13/01/2012  Nel 2011 i lavoratori delle liste che hanno trovato lavoro “per somministrazione” sono cresciuti del 76%, con una durata media dei contratti di 109 giorni

Nel 2011 sono stati oltre 46.637 i lavoratori provenienti dalle liste di mobilità ricollocati attraverso le Agenzie per il Lavoro, con un aumento del 76% sul 2010 (in quell’anno erano stati 26.531). L’incremento più rilevante ha riguardato i lavoratori con più di 44 anni di età, passati da 6.241 a 17.275 (+ 177%). Anche la durata media delle missioni (come si chiamano nel linguaggio del lavoro interinale) dei lavoratori provenienti dalle liste di mobilità registra ottimi risultati: è, infatti, passata dai 53 giorni del 2010 ai 109 giorni del 2011. I dati derivano da una elaborazione di Assolavoro, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, messa a punto attraverso un’indagine effettuata su un campione rappresentativo del 68% del mercato del lavoro in somministrazione e proiettata sull’interno settore.


Considerando il maggiore gettito fiscale e contributivo e il risparmio in termini di indennità di mobilità, nel biennio 2010-2011 ne deriva un “contributo” per le casse dello Stato stimato in 250 milioni di euro circa. «Si tratta di risultati straordinari che dimostrano come le Agenzie per il Lavoro hanno un ruolo essenziale non solo come porta di ingresso per i giovani ma anche nel ricollocare i lavoratori in uscita da un contratto,» ha dichiarato Federico Vione, Presidente di Assolavoro.

«È stato possibile ricollocare in due anni oltre 73mila lavoratori provenienti dalle liste di mobilità grazie a una sperimentazione avviata con la Finanziaria del 2010, che ha semplificato per questa categoria l’accesso al lavoro attraverso la somministrazione. Estendere quella semplificazione (ovvero l’eliminazione dell’indicazione della causa dai contratti di somministrazione, come è già negli ordinamenti dei Paesi più avanzati) è una riforma a costo zero, che renderebbe più semplice accedere al lavoro flessibile con tutti i diritti, a scapito delle forme di lavoro meno tutelate o irregolari ancora troppo diffuse nel nostro ordinamento».

 
 
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