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domenica 03 novembre 2024
 
Sport
 

Azzurro tonaca: la Nazionale italiana dei sacerdoti

30/08/2017  Storia, schemi, valori della squadra che nel febbraio 2018 sfiderà altri “don” agli europei: «Ma non giochiamo certo alla “viva il parroco”»

Evangelizzare giocando a pallone. Dall’altare al campo di gara il passo è stato breve per una ventina di preti che hanno deciso di formare la Nazionale italiana dei sacerdoti. Messo da parte per un momento l’abito talare, indossano maglietta, pantaloncini e scarpe bullonate per affrontare avversari stranieri di pari livello o rappresentative locali quando in palio c’è la solidarietà. Il loro è un calcio pulito, sano, anche se l’agonismo non manca. La partita diventa il palcoscenico naturale dove far fiorire sentimenti nobili, la condivisione e il dialogo che tra un dribbling a effetto e un gol d’autore esprimono un’intensa religiosità.

L’idea di mettere su una rappresentativa tutta italiana nacque una decina di anni fa, ma il decisivo passaggio istituzionale è avvenuto il 16 dicembre 2016 quando è stata costituita l’associazione Sacerdoti Italia Calcio affiliata al Centro sportivo italiano (Csi). Vincere fa sempre bene al cuore e al morale, ma mai come in questo caso l’importante è partecipare, secondo il motto coniato da De Coubertin. Come ogni squadra che si rispetti, c’è un presidente, don Jordan Coraglia, che opera nell’unità pastorale di Brescia Ovest e che, oltre a essere un duttile centrocampista, è anche la mente e l’organizzatore del team. «Ci accomuna la grande passione per il calcio e l’entusiasmo di portare la testimonianza del Vangelo, di trasmettere i valori religiosi e le nostre emozioni», dice con un pizzico di soddisfazione. «Noi scendiamo in campo non solo per rappresentare la Chiesa italiana, ma anche per poterci confrontare sull’attività pastorale di ognuno, su idee e progetti. Durante gli Europei, ma lo abbiamo fatto anche in occasione dell’evento pro terremotati, celebriamo insieme la Messa a cui prendono parte squadre avversarie, associazioni di volontariato e laici. Certo, siamo animati da puro spirito di divertimento ma allo stesso tempo vogliamo dare un’immagine nuova del sacerdote, sempre più aperto al mondo».

In un decennio diverse formazioni di azzurri hanno partecipato al Campionato europeo di futsal (calcio a cinque) per sacerdoti, ben undici edizioni in tutto: l’ultima si è tenuta nel febbraio scorso in Croazia, a Vukovar, conclusasi con un onorevole nono posto. Non mancano le amichevoli di beneficenza. Il 24 aprile i preti in azzurro hanno preso parte a un quadrangolare sull’erba dello stadio di Monteprandone, nelle Marche, in segno di solidarietà per le popolazioni terremotate. E sempre per le vittime del sisma nel Centro Italia, la Nazionale dei sacerdoti ha giocato contro i “don” dell’Austria, a Brescia, domenica 18 giugno, match finito 4 a 0 per gli azzurri.

Le sfide richiedono abilità, doti atletiche e un pizzico di grinta che non guasta. Gli attuali componenti della Nazionale sono una ventina provenienti dalle diocesi di sette regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Puglia. Per una strana casualità l’allenatore, o per meglio dire coordinatore tecnico, è don Alberto Ancellotti, che un po’ riecheggia il più noto pluridecorato trainer italiano del Bayern Monaco. Il collettivo è ben assortito e assemblato, sia che si tratti delle gare di futsal che di calcio a 11. Il portiere è don Bonifacio Lopez, di origini filippine, il capitano don Davide Ferretti, il regista don Matteo Busi, preciso anche nelle conclusioni a rete.

Poi c’è il poliedrico don Fabrizio Ghisoni, un altro dei fondatori, che oltre a fare il segretario ricopre sia il ruolo di portiere che di difensore, segnando persino gol decisivi. Insomma, le individualità non mancano, come don Pasquale Fracasso, vicepresidente dell’associazione, soprannominato “Alex” per la fantasia in perfetto stile Del Piero, oppure come il bomber polacco don Mietek Olowski, che un po’ incarna le doti del centravanti connazionale Lewandoski. L’altro “straniero” è il congolese don Alphonse Lukoki. «Siamo una squadra affiatata dentro e fuori dal campo, che s’impegna sempre al massimo e che cerca di fare la sua bella figura», sottolinea don Jordan. «Gli Europei di calcio a 5 per sacerdoti sono molto interessanti. Ci sono formazioni competitive, come il Portogallo campione in carica o l’Ungheria che schiera un vescovo tra i pali. Dal 5 all’8 febbraio 2018 la dodicesima edizione di futsal si svolgerà in Italia, a Brescia, dove saranno presenti 16 nazionali, con la partecipazione di 250 sacerdoti provenienti da tutto il continente, con cui ci confronteremo anche su spiritualità e attività pastorali. La macchina organizzativa è già partita. Speriamo di avere un videomessaggio di papa Francesco».

«Quando ci ritroviamo per disputare una partita parliamo spesso tra di noi dell’importanza che riveste l’oratorio a livello sociale in una comunità parrocchiale», conclude don Jordan. «A volte anche i laici ci chiedono informazioni, consigli. Noi stessi cerchiamo di dare il buon esempio. A fine gara viviamo un momento di aggregazione e di fair play con i nostri avversari, un “terzo tempo” che serve a cementare l’amicizia dando il giusto rilievo a lealtà e rispetto reciproco».

Foto di Giovanni Panizza

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