«Il nostro obiettivo per stasera: salire sul palco dell’Ariston come “gruppo di poveri handicappati” e scendere come artisti». Non amano i giri di parole I ladri di carrozzelle, la band di persone con disabilità che stasera aprirà l’ultima serata del Festival di Sanremo.
Abbiamo incontrato Paolo Falessi, l’unico tra i membri fondatori ancora nel gruppo. “Alcuni se ne sono andati per loro volontà come capita in altre band, altri perché purtroppo non ci sono più”. Ai concerti si presentano con nome, cognome e disabilità. Quella di Paolo è “normodotato grave”, perché “sono solo un po’ rimbambito”, scherza. La sua avventura con i Ladri è iniziata nel 1989 a Frascati, alle porte di Roma. “Facevo l’animatore e il mio capo mi disse: “C’è un gruppo di handicappati. Guarda se puoi fare qualcosa per loro. Io ero un po’ perplesso. E invece ho scoperto che erano molto più scatenati di me e condividevano la mia grande passione per la musica. Così siamo diventati amici e abbiamo iniziato prima ad andare insieme ai concerti e poi a suonare”. Con un’unica regola: divertirsi e farsi divertire. “All’inizio i componenti della band, a parte me, avevano tutti la distrofia muscolare. Così il primo pezzo che abbiamo scritto si chiamava Distrofichetto”.
La stessa autoironia la porteranno stasera all’Ariston cantando “Stravedo per la vita”: la voce solista, Lorenzo, 17 anni, è un non vedente. “Il nostro obiettivo è rovesciare i pregiudizi sulla disabilità e non è sempre facile. Ci è capitato di suonare in posti dove ci è stato detto: “Su certe cose non si scherza”. Così come non sopportiamo la retorica buonista di chi dice che la disabilità è un valore: manco per niente, è un problema, un problema grosso. Però ci si può lavorare su e si ottengono, non sempre e questo va detto, grandi risultati”. Nella canzone che presenteranno stasera c’è un verso che recita: “La vita nel mio caso si è divertita”.
E c’è chi alla fine non ce la fa più. Come è accaduto a Piero che la settimana scorsa si è tolto la vita perché non riusciva a sopportare più i terribili dolori che un incidente stradale gli aveva lasciato. “Non suonava più con noi da tempo”, lo ricorda Paolo, “ma ci era sempre rimasto vicino. L’ho sentito il giorno prima ed eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo fatti una pizza insieme al nostro ritorno. Ricordo ancora il primo di noi che è stato vittima della malattia. Era il 1993: si chiamava Roberto. Con gli altri membri della band ci siamo detti: “Oggi si chiude o si va avanti per sempre”. Dopo pochi giorni eravamo di nuovo sul palco”.
La musica li ha portati dappertutto: dai concerti per il 1° Maggio organizzati dai sindacati al Giubileo del 2000 davanti a Giovanni Paolo II. E poi tante parrocchie. “Ovunque facciamo ballare pure le suore”, dice Paolo, un passato da insegnante di religione e un presente da operatore nella cooperativa Arcobaleno che segue disabili psichici. “Quando ci troviamo, tra noi vige una regola non scritta: dimenticare i nostri problemi e concentrarci solo con la musica. Anche se gli altri mi prendono in giro perché io provo a organizzare le serate e poi loro fanno come gli pare. Per questo ripetiamo sempre che non facciamo musica rock, ma musica “sbrock”.
Paolo aggiunge di essere favorevole alla nuova legge sul “dopo di noi” che introduce misure di sostegno per i disabili gravi dopo la morte delle persone che li accudiscono. “Ma vogliamo comunque evitare che i nostri musicisti possano finire in un istituto. Per questo stiamo mettendo da parte i soldi che ricaviamo nei concerti per costruire una struttura che possa ospitarli quando resteranno soli”. Un progetto che riceverà un impulso importante con il tour europeo che la band intraprenderà dopo Sanremo, dove sarà seguita dal maestro Federico Caprinica, che nel suo curriculum ha anche molte direzioni dell’Orchestra di Sanremo. Per conoscere meglio l’attività del gruppo: Angelipress.com, Ladri.com e Cubiktv.com
Questo il testo di Stravedo per la vita con il relativo hashtag #stravedoperlavita.
Come un vecchio marinaio
mentre osserva nuove coste
Nel silenzio della notte
Vuole risposte
La vita nel mio caso
un po’s’è divertita
Non ci vedo più
ma stravedo per la vita
Quante sono le domande
Che rimangono nel vuoto
Sono veramente tante
Beh Io ci nuoto
Non reggo i pessimisti
e la gente risentita
via le facce tristi perché io si
Stravedo per la vita (per la vita)
Si stravedo per la vita (per la vita)
È inutile negare che è tanta la fatica
mai tirarsi indietro perché io
Stravedo per la vita (per la vita)
Si stravedo per la vita (per la vita)
E guardo sempre avanti affronto la salita
anche se non ci vedo io stravedo
Stravedo per la vita (per la vita)
Si stravedo per la vita (per la vita)
Quando posso sempre canto
perché questo mi difende
Fuggo la malinconia
guai a chi si arrende
Mi piace stare in gruppo
non fare l’eremita
Anche se non ci vedo
Sai cosa penso io