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venerdì 29 settembre 2023
 
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La nostra recensione del film "Everything Everywhere All At Once" che ha vinto sette Oscar

16/03/2023  Protagonista una famiglia cinese che vive negli Stati Uniti e si trova catapultata nel multiverso

Non capitava dal 2009, da The Millionaire di Danny Boyle. Everything Everywhere All At Once ha vinto sette statuette, tra le quali film e regia, all’ultima cerimonia degli Oscar. Le meritava? Forse no. The Fabelmans di Steven Spielberg è il capolavoro dell’anno. Ma non bisogna scandalizzarsi. Stanley Kubrick nella sua carriera si è aggiudicato una sola vittoria: gli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio. I tappeti rossi che si dipingono di champagne, per fortuna si dimenticano presto. 
In ogni caso Everything Everywhere All At Once diretto dai Daniels (Daniel Kwan, Daniel Scheinert) è forse davvero il film definitivo sul multiverso. Le realtà parallele si intersecano, i mondi si mescolano, in un vortice di azione e ironia. Le storie sui supereroi qui sviluppano una vena più profonda, cinefila. Si sentono gli echi della cultura orientale, le arti marziali dilagano, si strizza l’occhio anche a classici come In The Mood For Love di Wong Kar-wai. 
La protagonista è cinese, ma ormai vive con la sua famiglia negli Stati Uniti. Rischia di perdere tutto: è in crisi col marito, la lavanderia potrebbe chiudere. In più lo scontro generazionale con la figlia è selvaggio. Come risolvere la situazione? Il multiverso, la frammentazione, scomporre il presente per cercare soluzioni nuove e sfaccettate. 
Il giro in giostra è selvaggio, colorato, a tratti simile a un videoclip. La struttura è moderna, guarda alle nuove generazioni, agli amanti dei fumetti, ma anche ai cinefili. È un cinema diverso, di frattura, ipertrofico, anche eccessivamente pieno di sé. Ma di indubbio fascino. Alcune sequenze, come il dialogo tra le due pietre, sono decisamente riuscite. I toni romantici si fondono con i combattimenti senza requie, gli affetti sono sotto assedio. È un’avventura a tratti oltre il limite, ma comunque libera, ispirata e sempre pronta a regalare nuove emozioni. I produttori indipendenti hanno trovato un esempio a cui ispirarsi. 
 

 
 
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