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giovedì 23 gennaio 2025
 
 

La notte della ricerca

27/09/2013  Il 27 settembre si celebra in tutta Italia "La notte dei ricercatori", per far conoscere ai cittadini il valore di un'attività poco conosciuta. E su cui l'Italia non ama investire, pregiudicando lo sviluppo del Paese.

È una grande festa, "La notte dei ricercatori" che si svolge in tutta Italia il 27 settembre, con una serie di iniziative volte a far conoscere alla cittadinanza in che cosa consiste questa professione. Ecco allora che i ricercatori italiani, da Palermo a Bolzano, attivi nelle università o in centri privati, daranno un saggio del loro lavoro quotidiano, effettuando piccoli esperimenti e dimostrazioni scientifiche dal vivo, organizzando mostre e visite guidate, tenendo conferenze e seminari divulgativi, ma anche proponendo spettacoli e concerti. Un panorma completo delle manifestazioni promosse nelle varie città italiane è disponibile sul sito www.nottedeiricercatori.it

Una grande festa, come si diceva, istituita fin dal 2005 dalla Commisione europea, che quest'anno coinvolgerà 31 città e presenterà sette progetti. Non per rovinare l'evento, ma, al contrario,  per sostenere la ricerca, bisogna tuttavia ricordare che essa, nel nostro Paese, brancola nel buio. Lo dicono tutti gli indicatori: numero di addetti, risorse a loro disposizione, retribuzioni mostrano che la ricerca non gode della considerazione che meriterebbe.

Qualche dato: Elena Cattaneo, la ricercatrice da poco nominata senatore a vita da Napolitano, in Italia gudagnava 1.600-1.700 euro al mese. All'estero, dove è "fuggita", ne guadagna 12.000. Lo studio Times Higher Education stila la classifica dell'investimento sui ricercatori, sia da parte dei privati che del pubblico. In Corea del Sud, ogni ricercatore può contare su circa 93.000 dollari, in Olanda su 73.000, in Belgio su 64.000... In Italia? Su 14.400 dollari, circa 11.000 euro. L'Italia che fa parte del G8 è al 24° posto di questa classifica. Si badi che nelle cifre appena citate sono compresi stipendi, benefit, premi di risultato, ovvero l'intero "trattamento" economico che mette uno scienziato nelle condizioni di esercitare la sua professione. Sarebbe interessante anche sapere quanti, fra i ricercatori, hanno un contratto a tempo e quanti possono invece lavorare su progetti di media e lunga durata. Perché, se è vero che ogni finanziamento, specie se pubblico, va monitorato, per capire quali frutti porti,  lo è altrettanto che un progetto scientifico non può approdare ad esiti apprezzabili in pochi mesi.

I ricercatori non crescono sugli alberi era il significativo titolo di un saggio di Sylos Labini e Stefano Zapperi (Laterza) del 2010 nel quale, spiegando a che cosa serve la ricerca e proponendo le riforme necessarie, si metteva il dito nella piaga: in Italia il finanziamento alla ricerca è considerato un costo, non un investimento. E il problema sta tutto qui: non si ha la consapevolezza di come l'investimento nella ricerca - e nella cultura in generale - si traduca alla lunga in una serie di benefici essenziali  per lo sviluppo e il progresso di un Paese.

Avere più ricercatori, dotarli di più risorse, rendere appetibile l'esercizio della ricerca in un Paese, significa, per essere concreti, aumentare la possibilità di mettere a punto nuovi brevetti, di perfezionare le tecnologie, di essere in grado di ridurre l'inquinamento, di scoprire farmaci più efficaci... Investire nella ricerca significa proiettarsi nel futuro, cercando di migliorare la qualità della vita della gente, offrendo più sofisticati strumenti per "stare al mondo".

Arrivare per primi a un'idea e tradurla in un macchinario, un medicinale, una tecnologia produce anche un evidente ritorno economico, in quanto permette di vendere il proprio sapere agli altri.

Ecco che cos'è la ricerca. Ecco quel che la nostra classe politica ignora da tanto, troppo tempo ormai. La vitalità di un Paese si misura anche dallo stato in cui versa la ricerca. Stando ai dati, l'Italia conferma,  anche sotto questo profilo la sua decadenza, la sua scarsa lungimiranza, l'ignoranza che, se non investi sul presente, non avrai futuro. I ricercatori che ci invitano alla loro festa ci vogliono ricordare tutto questo.

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