Ormai è l’incubo di questori, prefetti, ispettori di polizia. Stiamo parlando naturalmente di Matteo Salvini. Il Le Pen italiano continua a creare problemi di ordine pubblico nella sua tournée romagnola e romana, a cominciare da sabato scorso, quando la sua auto è stata danneggiata da un gruppo di antagonisti, mentre si accingeva a visitare un campo rom. Lui, un po’ furbescamente, l’ha buttata sui diritti civili: “Vi sembra possibile che per tutelare la libertà di espressione si debbano schierare 100 agenti?”. Già: è un mondo difficile il nostro. Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi e di agenti impegnati a mantenere l’ordine pubblico nelle manifestazioni politiche, anche in quelle in cui si va nei campi rom per manifestare contro i rom.
Salvini, che si atteggia a vittima, provoca? Il dibattito è aperto. Certamente la politica di questo quarantenne che è stato capace di raccogliere una Lega moribonda e di riposizionarla, portandola al 9-10 per cento, è premiante. La sua Lega 2.0, messo in soffitta tutto l’armamentario territoriale, federalista e padano del suo predecessore Bossi, cresce “ a ritmi da Pil cinese” (copyright La Stampa). Un po’ come se avesse messo le gomme al Carroccio. Di recente ha abbandonato certe affermazioni antimeridionali, le canzoncine contro i napoletani “colerosi e disoccupati”, per abbracciare questioni che uniscono l’Italia da Nord a Sud: la presunta invasione, i problemi legati alla sicurezza (dovuta all’insicurezza), la disoccupazione, etc. Come possibile leader del futuro Centrodestra ha superato nei sondaggi Grillo e Berlusconi e surclassato il suo antagonista Tosi, vanificando il patto interno al Carroccio che voleva Salvini leader della Lega e Tosi premier.
La sua nuova linea è visibile fin nel modo di vestire, molto “scrauso”, come si dice a Milano, fatto di felpe, maglioni e orecchino, l’abbigliamento dei suoi coetanei del bar del Giambellino o di piazza Udine. Da ex giornalista di radio Padania, ha un’empatia naturale con il “popolino”, che coltiva visitando le periferie italiane, i luoghi dove sorgono i veri problemi nati dalla globalizzazione: la convivenza con gli immigrati, i campi rom, la crisi economica, gli alluvionati, i disoccupati, le guerre sociali tra poveri, gli sbarchi che portano in Italia l’Ebola. E così che il Sud è diventato – dopo i fallimenti dei suoi predecessori – un nuovo campo da seminare. Anche a costo di instaurare rapporti ambigui con gente strana, posizionata molto più a destra di lui, come gli attivisti di Casa Pound e altra gente che sui rom la pensa in maniera piuttosto “sbrigativa” in termini di soluzioni.
Il nuovo leader della Lega conosce bene i problemi della gente, anche se dà risposte politiche sbagliate. Sui campi rom messi in piedi dalle amministrazioni comunali, anche le istituzioni internazionali ed europee sostengono che il rischio è quello di trasformarli in immensi ghetti moderni (con costi spropositati, tra l’altro), anziché lavorare per l’integrazione abitativa nei centri urbani. Naturalmente il ragazzo risolve tutto con gli sgomberi. Risposte sbagliate, buone per raccogliere consensi tra chi ha paura degli “zingari”, a problemi reali. Che però i suoi competitor politici non vedono. Grillo frequenta più la Rete, le incursioni a Strasburgo e le adunate di folla che le periferie. Per non parlare di Berlusconi, confinato a Palazzo Grazioli e ad Arcore. Quanto a Renzi, in certi posti si è visto poco anche da candidato premier. Chi fermerà l'avanzata populista di Salvini nel Centrodestra?