La pandemia provocata dal coronavirus fa perdere il lavoro a milioni di persone in tutto il mondo. Ne fanno le spese i lavoratori ormai disoccupati o senza stipendio e le loro famiglie, magari a migliaia di chilometri di distanza. Secondo uno studio della Banca Mondiale quest’anno le rimesse degli immigrati verso i loro paesi di origine potrebbero subire un calo del 20 per cento.
Nel 2019 i lavoratori migranti hanno spedito a casa 554 miliardi di dollari, nel 2020 la somma delle rimesse dovrebbe calare a 445 miliardi di dollari. Per le rimesse sarebbe il calo più drastico degli ultimi trent’anni. Per fare un raffronto, dopo la grave crisi economico finanziaria cominciata nel 2008 l’ammontare delle rimesse subì una contrazione del 5 per cento.
“Le rimesse sono una fonte essenziale di reddito per i paesi in via di sviluppo. La recessione economica provocata dal Covid-19 ha delle conseguenze pesanti sulla capacità di mandare soldi a casa, perciò diventa cruciale abbreviare i tempi di recupero delle economie avanzate”, dichiara David Malpass, l’economista statunitense da un anno alla guida della Banca Mondiale.
Un conto salato sarà pagato dai paesi dell’Africa subsahariana, dove le rimesse dei migranti avevano già subito un calo contenuto (0,5 per cento) nel 2019. Per il 2020 il calo previsto sarà del 23,1 per cento.
Uno dei paesi più dipendenti dalle rimesse dei suoi migranti è l’Egitto. I soldi mandati a casa dagli egiziani che lavorano all’estero (moltissimi nella regione del Golfo Persico) nel 2019 sono stati 26,8 miliardi di dollari (l’8,9 per cento del PIL, in crescita rispetto all’anno precedente). Contano molto sulle rimesse anche la Nigeria (23,8 miliardi di dollari nel 2019), il Marocco, il Senegal, il Sud Sudan (dove le rimesse dei lavoratori all’estero rappresentano il 34,4 per cento del PIL). Ci saranno pesanti conseguenze anche per Paesi asiatici la cui forza lavoro è molto presente nella zona del Golfo. A causa della pandemia i cantieri e molti servizi si sono sono fermati in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, lasciando senza lavoro o senza stipendio moltissimi lavoratori provenienti da Pakistan, Bangladesh, India e Filippine.
Il Rapporto della Banca Mondiale è stato presentato 24 ore dopo l’allarme lanciato dal World Food Program (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza alimentare), secondo il quale, a causa del coronavirus, nel 2020 potrebbe raddoppiare il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo (la cifra salirebbe a 265 milioni di esseri umani).