Il vento gelido portato dalla perturbazione Burian sferza anche il Gargano. Quando saliamo a San Giovanni Rotondo le colline intorno al santuario sono ancora spruzzate dal bianco della neve caduta nei giorni precedenti. Ma i pellegrini non si lasciano intimorire: già nelle prime ore del mattino sciamano dal sagrato verso la chiesa di Santa Maria delle Grazie dove si trova attualmente l’urna con il corpo del santo cappuccino.
«Per noi Padre Pio è tutto. Basta guardarsi intorno: qui tutto è opera sua», sorridono Giovanni e Luigia. Al santuario loro sono di casa: vivono a San Giovanni Rotondo «e appena possiamo facciamo una visita per una preghiera», spiegano.
Molta più strada hanno fatto Salvatore e Maria Concetta, che dalla provincia di Caltanissetta hanno percorso 800 chilometri in auto per pregare davanti a Padre Pio. «Lo facciamo anche due o tre volte all’anno: per noi è semplicemente una necessità», dicono. Una devozione, la loro, cresciuta «piano piano» e nata nel 1992 quando, giovani sposi, giunsero qui per la prima volta con un desiderio nel cuore. «Chiedemmo la grazia di avere dei figli», spiega Maria Concetta, «e purtroppo non siamo stati esauditi. Ma non per questo siamo delusi. Abbiamo ricevuto un’altra grazia: la serenità. Ora siamo tranquilli e ogni volta Padre Pio ci dona la pace». Questa volta la coppia siciliana a San Giovanni Rotondo ha portato una delle numerose nipoti. La zia la guarda e sussurra: «Sarei felice di vederla con un abito come quello», e con lo sguardo indica una suora che passa sul sagrato. La nipote, diciotto anni, sorride, ma si capisce che ha altri progetti.
Intanto raggiunge il santuario un gruppo organizzato. Sono fedeli della parrocchia San Donato di Arezzo e hanno già fatto tappa all’altro grande luogo sacro del Gargano, il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. «Veniamo qui tutti gli anni», spiega il prete, mentre sventola un ombrellino per non lasciare indietro nessun pellegrino. Tra di loro c’è Antonio: «Torno ogni due o tre anni», spiega. «La prima volta sono venuto più che altro per curiosità. Ma poi ho apprezzato il senso di umiltà che qui si respira». Del gruppo fanno parte pure Daniela e Umbertina. Quest’ultima racconta di essere già venuta al santuario «tantissimi anni fa, quando qui era tutto molto diverso». Padre Pio, aggiunge, «non è il mio santo preferito, ma adesso che lo conosco meglio gli voglio più bene». Anche Daniela non è una devota di Padre Pio: «Mi sono aggregata a questo viaggio perché ero attratta dal santuario dell’Arcangelo: sto ingaggiando una battaglia contro problemi di salute, e san Michele lo sento particolarmente vicino». Con i pellegrini toscani c’è anche don Andrea, un sacerdote di origine nigeriana: «A San Pio ho chiesto la grazia che il suo esempio ispiri il mio ministero».
Mentre il sole comincia a scaldare un po’ l’aria, arrivano davanti al santuario Vito e Angela con i loro due bambini. «Veniamo da Santeramo in Colle, provincia di Bari, e siamo solo di passaggio», si schermiscono. Ma poi Vito spiega: «Io non vado in chiesa al mio paese, qui invece ci vengo almeno una volta l’anno per pregare perché Padre Pio per noi è tutto».
Giuseppe e Anna sono invece un’anziana coppia di Velletri: «È dagli anni Sessanta che torniamo qui una o due volte l’anno. Non facciamo parte di nessun gruppo o movimento ma», ci tengono a precisare, «facciamo donazioni a diverse realtà». Chi è per loro Padre Pio? Anna sorride e resta un po’ in silenzio... Poi risponde: «Semplicemente qui troviamo pace, serenità ed energia positiva».
Cesarina, una pimpante pensionata di Pavia, è qui con la sorella. «Non mi prenda per fanatica», premette con franchezza tutta lombarda, «ma diciotto anni fa mio figlio è stato in coma per alcuni giorni a causa di un incidente stradale. In sogno mi è apparso Padre Pio e mi ha detto: “Vicino a lui ci sono io”. Poi lui si è svegliato e da allora torno ogni anno per ringraziare. Però», si raccomanda Cesarina, «la mia foto non la metta: a Pavia mi conoscono in tanti».
Foto di Roberto Salomone