Cresce il deep web, cioè la parte nascosta di internet dove si sono spostate le associazioni a delinquere di tutto il mondo ed anche la produzione pedopornografica; i social network sono sempre più usati per propagandare la cultura pedofilia; i ragazzi sono sempre più attratti dal sexting, ovvero l’invio elettronico, soprattutto da cellulari, di messaggi o foto sessualmente esplicite; infine il 2013 ha “promosso” l'Africa come Mecca dei pedofili online.
don Fortunato Di Noto, presidente di Meter
Sono i dati di maggior rilievo che emergono dal “Report 2013” di Meter, la onlus che dal 2003 si batte in difesa dei minori e contro la pedopornografia online e che monitora, grazie al lavoro dei suoi volontari, costantemente la Rete in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, con cui l’associazione collabora dal 2008 in base ad un apposito protocollo.
Il rapporto uscito in questi giorni evidenzia una situazione in grande movimento del fenomeno pedopornografico in rete. Una realtà, definita dall’associazione di don Fortunato Di Noto, assolutamente “drammatica”.
Nel 2013 Meter ha monitorato 6.389 siti, 1.048 tra comunità online e social network; sono state erogate 735 consulenze telefoniche, il Centro ascolto e accoglienza si è occupato di 36 casi. Scendono i riferimenti italiani (siti e comunità), se nel 2012 erano 36, ora sono 32. Le segnalazioni complessive sono passate, quindi, da 101.392 (periodo 2003-2012) a 107.781. Lieve è stata la contrazione delle segnalazioni sui social network, passate da 1.274 nel 2012 a 1.048.
Che quadro emerge da questo rapporto? Anzitutto i pedofili continuano ad utilizzare domini generici online per mantenere l'anonimato che rappresentano l'82,15% delle segnalazioni; il 9,78% di esse è costituito da domini specifici. La presenza di comunità pedofile su social network è pari al 7,99%. E questi ultimi si rivelano sempre più un'ottima piattaforma per la propaganda pedofila. I domini più utilizzati sono .com (1.721, 55,23% sul totale), .lix.in (1.094, 33,21% sul totale), .net (325), .org (70), .info (34), .onion (26), .biz (19), .tv (4). È importante ricordare che i domini rappresentano le piattaforme che favoriscono una navigazione più sicura, poiché non localizzabile geograficamente. Ciò ostacola l’individuazione diretta di Paesi responsabili dell’eventuale esecuzione di crimini in rete. Nonostante questo, è stato possibile localizzare alcuni di questi siti principalmente in Russia.
Il confronto col 2012, inoltre, mostra una diminuzione nel numero di siti segnalati: i 15.946 dell’anno precedente scendono ai 6.389 del 2013. Cresce, però, il deep Web, che diventa la nuova frontiera da contrastare: 56.357 sono i siti pedofili monitorati già nel 2012. Questa “free zone” incontrollabile è sempre più appetita perché permette il totale anonimato grazie a sofisticati programmi che permettono il cambio di indirizzo IP ogni 5-10 minuti.
Nel 2013 si è riscontrata per la prima volta un ruolo predominate dell’Africa nell’alimentazione della rete pedopornografica virtuale, che domina con il 45,75%, seguita in ordine dall’Europa (42,28%), Asia(14,89%), Oceania (3,76%) e America (3,32%). Rimane, inoltre, confermato rispetto alla condizione dell’anno precedente, l’ordine di responsabilità dei cinque Continenti in merito alla diffusione della cultura pedofila attraverso la rete internet con il 32,01%.
L’osservazione dei domini della rete per la diffusione di materiale a contenuto pedopornografico mostra il ruolo principale della Libia .ly (Africa), con 935 siti segnalati rispetto ai 78 del 2012 e della Russia (Europa) che con le estensioni .ru copre 663 siti segnalati, rispetto ai 571 del 2012. L’Asia è rappresentata in primo luogo dall’India con il dominio .in (68 siti) seguita dal Giappone (n. 22), l’Oceania dalle Isole Tonga (50) e l’America dagli Stati Uniti (44). Ancora una volta, l’Italia ricopre ruolo non indifferente all’interno del panorama della criminalità pedofila in rete con 32 siti e riferimenti su 1.560 individuati.
L’altro dato allarmante è la crescita del cosiddetto sexting. Nel 2013 Meter ha condotto un indagine pilota riguardo la diffusione del fenomeno, esplorando la diffusione e la conoscenza dello stesso fra un gruppo di adolescenti campione. L’autoproduzione e l’autopromozione del materiale in rete da parte di minori spiega l’ampia diffusione del fenomeno a causa della sua incontrollabilità. Sono quasi sempre i minori a produrre deliberatamente materiale a sfondo sessuale e a metterlo in rete. È quanto registra l’indagine.
Per don Di Noto, fondatore e presidente di Meter, “I dati rappresentano una realtà drammatica e in crescita con rilievi di denuncia che hanno reso visibile le torture sessuali sui bambini in tenerissima età. La pedofilia criminale si nasconde nel deep web e conosce qualsiasi tipo di canale per produrre e smerciare materiale pedopornografico e per propagandare la cultura pedofila che normalizza i gravi abusi sui bambini. E’ un crimine contro i bambini, per questa ragione i fenomeno non può essere sottovalutato e ridimensionato. La difesa dei piccoli e dei deboli ci impone di rilanciare l’appello e l’intervento per dichiarare la pedofilia e le sue forme abiette un crimine contro l’umanità. Nonostante le difficoltà economiche che stanno mettendo a rischio l’esistenza di Meter, l’associazione col suo numero verde, il centro d’ascolto, Casa Meter per l’accoglienza dei minori, dimostra il concreto e visibile impegno a tutela dell’infanzia”.
(www.associazionemeter.org).