Life Book, l'ultimo album di Giuseppina Torre. Immagine in alto: la pianista, foto di Ray Tarantino
La sofferenza può sviare, allontanare, confondere. Soprattutto quando il dolore prende l’aspetto della violenza domestica: la svolta più tragica, e inaspettata, che un matrimonio possa riservare. Così, talvolta, il mistero del dolore si fa talmente fitto da farci persino allontanare da Dio, come è inizialmente successo a Giuseppina Torre. La celebre pianista siciliana, nonché compositrice (un doppio ruolo raro in Italia), si era persa nei gorghi di un rapporto di coppia che, nonostante la sua incredulità, diventava ogni giorno più violento.
Era il 2012 e, per quanto lei fosse una donna di successo e una madre e moglie amorevole, veniva travolta dagli abusi psicologici del marito. Agli occhi del coniuge non era mai abbastanza, faceva sempre qualcosa che la rendeva sbagliata o fuori posto. Poi è arrivata la violenza fisica e, con essa, quel vuoto che opprime l’anima. «Stavo così male che avevo addirittura deciso di smettere di suonare», confida Torre, «ricordo ancora quel giorno: ero a Nola per un concerto e, prima di salire sul palco, avevo detto alla mia agente Fatima Dell’Andro che sarebbe stato l’ultimo: ero convinta che non potevo più dare nulla alle persone perché dentro di me percepivo solo il vuoto». Eppure, proprio a quel concerto, le oltre 300 persone presenti si sono commosse per i suoi brani. «La mia agente mi prese da parte e mi disse che, se avevo commosso tante persone, non potevo smettere. Dovevo solo prendermi il mio tempo e rimettermi in sesto».
L'esperienza degli abusi e l'importanza di volersi bene
Risalire la china della sofferenza non fu facile: «Mi trovavo davanti a un bivio: soccombere davanti al più grande fallimento della mia vita oppure rimboccarmi le mani e provare a risalire», spiega Torre. «Oggi quel dolore immenso, che non avrei mai desiderato provare, mi ha reso più forte e consapevole, aprendomi alla bellezza delle piccole cose. Ho capito che per amare la vita bisogna prima di tutto voler bene a se stessi: è questo il vero miracolo, oltre che la condizione necessaria per avere rapporti affettivi sani, immuni alle manipolazioni». Ad aiutarla sono stati la musica stessa, che per Torre rappresenta l’essenza della vita, e tanti volti amorevoli, che l’hanno accompagnata passo passo: la sua agente, gli amici di sempre e persino suo figlio, verso il quale la pianista sentiva di dover rimanere forte. Non ultimo, è arrivato anche Lui: Dio. Se infatti Torre si era allontanata dal Signore, Lui invece la marcava stretta parlandole proprio attraverso la musica. «Il mio riavvicinamento alla fede è iniziato quando, per lavoro, ho firmato le musiche del documentario Papa Francesco - la mia idea di arte», ricorda Torre. «Sono sempre stata cattolica, ho anche studiato in un istituto religioso ma dopo quello che mi era capitato sentivo Dio distante. Non capivo perché avesse dato questo fardello a me che sono sempre stata una moglie e una madre premurosa. Non me lo meritavo. Mi sembrava ingiusto e così mi sono allontanata».
La vicinanza di Papa Francesco
Leggendo però il libro di papa Francesco, da cui è tratto il documentario, Torre si rese conto che il fallimento del suo matrimonio «non era una punizione divina»: «Dio non è un giudice che manda dei castighi. Semplicemente la vita è fatta anche di dolore: le cose accadono perché devono accadere, spesso in conseguenza delle scelte libere di noi uomini. Bisogna credere in Dio, affidarsi a Lui nella preghiera e chiedergli la forza di andare avanti». Così, dopo aver realizzato la colonna sonora del documentario, Torre ha ricominciato a pregare avvicinandosi, ogni giorno un passetto di più, a quel Padre che sembrava averla tradita. «Papa Francesco è un grande comunicatore: avvicina le persone e comprende chi sta attraversando un momento di crisi spirituale. Mi sono ritrovata in molti passaggi del libro», continua Torre. «Per esempio mi sono riconosciuta quando ribadisce che nessun uomo può scartare un altro uomo, farlo sentire un avanzo. Io mi sentivo proprio così: un avanzo, una donna da rottamare e sostituire con una compagna migliore. Inoltre mi riconosco molto nella sua idea di musica come strumento di evangelizzazione: attraverso l’arte l’uomo si avvicina a Dio. È proprio vero». Ed è proprio la musica a restituire con chiarezza la profondità della rinascita di Giuseppina Torre: nel suo nuovo album Life book (pubblicato da Decca Records e distribuito da Universal) la pianista sfoglia, metaforicamente, il libro della sua vita che è fatto anche di tanti capitoli tristi, dolorosi, come i brani Rosa tra le rose, Gocce di veleno, The golden cage. Eppure tutto è in armonia: la sofferenza non è una nota stonata e a prevalere è il senso della Bellezza e della rinascita.
L’umanità da tener stretta, la musica e la vita
«La musica per me è l’essenza della vita: racconto Giuseppina, quello che provo e che vivo. È eterodiretta, pura, senza filtri e spero che aiuti le persone ad avvicinarsi alla propria anima. Purtroppo stiamo perdendo il filo della nostra umanità, trasformandoci in homo homini lupus (“l’uomo è un lupo per l’uomo”). Penso al dramma dei migranti, a tutte quelle mani tese in mezzo al mare, che cercano altre mani che le possano salvare». A loro è dedicato il brano Un mare di mani. «Mi rivedo nei migranti perché anch’io ho steso la mano in cerca di qualcuno che mi tirasse su da quel pozzo di disperazione. Io l’ho trovata, molti di loro purtroppo no».
“Colonnna sonora” per Francesco: la biografia di Giuseppina Torre
Nata a Vittoria, nel Ragusano, Giuseppina Torre ha 41 anni ed è una compositrice e pianista classica di fama internazionale. Amatissima in America, ha vinto vari premi tra cui due Los Angeles Music Awards, come miglior artista e miglior album dell’anno, e due Akademia Awards of Los Angeles. Il suo primo album è Il silenzio delle stelle, edito da Bideri e distribuito da Sony. A giugno è uscito il nuovo disco Life book, pubblicato da Decca Records e distribuito da Universal. Torre ha anche firmato le musiche di diversi film e documentari, tra cui la colonna sonora del documentario Papa Francesco – La mia idea di arte, per il quale ha suonato in occasione del Concerto dell’epifania andato in onda su Rai Uno.
Il suo nome è stato recentemente inserito all’interno del Dizionario dei compositori di Sicilia, di Giovanni Tavčar. Per seguire l’artista: www.giuseppinatorre.com.