«Avevo preparato la catechesi di oggi, come per tutti i mercoledì di questo anno della Misericordia, sull’argomento della vicinanza di Gesù. Ma dinanzi alla notizia del terremoto che ha colpito il centro d’Italia, devastando intere zone e lasciando morti e feriti, non posso non esprimere il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, a tutte le persone che hanno perso i loro cari e a quelle che ancora si sentono scosse dalla paura e dal terrore»: così papa Francesco ha aperto l'udienza generale in Piazza San Pietro dinanzi a 11 mila fedeli, esprimendo il suo dolore per le vittime del terremoto che ha sconvolto l'Italia centrale. E nonostante sia mercoledì, non sono recitati i misteri gloriosi ma quelli dolorosi.
«Sentire il sindaco di Amatrice dire: “Il paese non c’è più” e sapere che tra i morti ci sono anche i bambini mi commuove davvero tanto. E per questo voglio assicurare a tutte queste persone nei pressi di Accumoli, Amatrice o altrove, nella diocesi di Rieti, di Ascoli Piceno e le altre in tutto il Lazio e l’Umbria e nelle Marche, la preghiera e dire loro di essere sicure della carezza e dell’abbraccio di tutta la Chiesa che in questo momento desidera stringervi con il suo amore materno, anche del nostro abbraccio, qui, in piazza».
E ha aggiunto: «Nel ringraziare tutti i volontari e gli operatori della Protezione Civile che stanno soccorrendo queste popolazioni, vi chiedo di unirvi a me nella preghiera, affinché il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la pace per l’intercessione della Beata Vergine Maria. Lasciamoci commuovere con Gesù».
La prevista catechesi è rimandata alla prossima. «Vi invito a recitare con me per questi nostri fratelli e sorelle una parte del Santo Rosario».
Papa Francesco, attraverso il suo account twitter @Pontifex_it ha diffuso in mattinata il messaggio: «Esprimo il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi toccati dal terremoto».