Ci sono volte in cui i social network assolvono, davvero, alla loro funzione originaria di “mettere in rete”.
È il caso della pagina Facebook creata da un sacerdote della diocesi di Boston, con l’appoggio dell’arcivescovo Sean O’Malley, per chiedere ai visitatori di non discutere la scelta di Brittany Maynard, la 29enne americana affetta da un male incurabile che si è trasferita con il marito e i genitori in Oregon per poter essere legalmente assistita da un medico nel proprio suicidio fissandolo per il prossimo 1 novembre. Ma di pregare per lei. (http://www.facebook.com/weluvbrittany?fref=ts).
«Il tragico caso di Brittany Maynard, giovane donna con un cancro al cervello terminale che ha dichiarato di voler porre fine alla sua vita il 1 ° novembre, ha toccato i cuori di tutti», si legge nel blog di O’Malley (http://www.cardinalseansblog.org/). «Vogliamo tenerla nelle nostre preghiere e incoraggiare le persone a pregare per lei e inviare messaggi di sostegno. Perché si renda conto che lei non è sola nella sua sofferenza e, auspicabilmente, vorrà vedere che porre fine alla sua vita non è la soluzione».
Ecco allora che sono centinaia le preghiere per Brittany piovute sul web. Messaggi d’amore e di speranza, persone comuni e religiosi. C’è chi condivide la sua esperienza e come lei ha un cancro da anni, chi la implora di dare “ancora una chance alla sua vita”. C’è chi posta un disegno o una foto, chi un video quasi a dirglielo di persona “Brittany, noi ti amiamo”. Chi semplicemente, ma profondamente, scrive: “Please, stay with us- ti prego, resta con noi”.