Si è insediata tra mille polemiche la neo ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: millantata laurea e forse millantato diploma di scuola superiore. Ma, sicuramente, una lunga carriera come sindacalista. Ed è in tal senso che ha fatto la sua prima azione da Ministro, rivedendo la tanto discussa riforma renziana della scuola (l. 107). Con inaspettata velocità ha infatti messo mano allo spinoso capitolo del trasferimento dei docenti. Grazie a un accordo firmato in extremis da quasi tutti i sindacati, smonta la norma che prevedeva la permanenza triennale nella provincia e nella scuola in cui si era divenuti titolari. Tale norma era uno dei capisaldi della legge 107 e aveva causato numerose proteste tra gli insegnanti costretti, da un complicato calcolo di assegnazione delle cattedre, ad allontanarsi da casa e dalle famiglie.
Per l’anno scolastico 2017/2018, coloro che lo desiderano, potranno quindi chiedere il trasferimento anche se è passato solo un anno e riavvicinarsi a casa. Nulla da ridire, l’allontanamento forzato di qualunque lavoratore dalla propria famiglia non piace neanche a noi. Tuttavia non possiamo non notare che ancora una volta si interpreta la “Buona scuola” solo in relazione al lavoro dei docenti, ai loro diritti, sacrosanti, e alle loro richieste e bisogni. Dimenticando, per esempio, che i trasferimento nel prossimo anno scolastico comporteranno numerosi cambi di cattedra nelle varie classi e l’interruzione della continuità didattica per gli studenti.
«Quella siglata oggi è un'intesa a favore della scuola. Abbiamo avviato un percorso di responsabilità e serietà che mette al centro il funzionamento del nostro sistema di istruzione. Abbiamo tutti collaborato avendo come obiettivo il miglioramento delle condizioni della scuola, pensando a chi a scuola lavora e a chi la frequenta» ha spiegato Valeria Fedeli. Speriamo che nel lavoro della neo ministra, nonostante le dichiarazioni rassicuranti, non prevalga una visione dell’istruzione in cui i diritti degli insegnanti vengono prima di quelli degli studenti. Entrambi fanno parte del complesso mondo della scuola ed entrambi hanno diritto a lavorare e imparare nella stabilità e nelle migliori condizioni possibili.