L'abbraccio tra papa Francesco e il pastore valdese Eugenio Bernardini. Foto tratta dal sito della Nev, l'agenzia di stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.:
C'è qualcuno che si mette a piangere, trai fedeli valdesi presenti nel tempio di Torino, il primo costruito dopo le persecuzioni che li avevano costretti a rimanere segregati nelle valli. Papa Francesco parla in piedi, dal microfono dell'altare. E chiede perdono per quei tre secoli di scontri e violenze: «Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!», dice il Papa.
Un incontro denso di contenuti, quello che conclude la parte pubblica della visita di papa Francesco a Torino. Un incontro cercato per fare ancora qualche passo sulal via dell'unità. Sia Papa Francesco che il moderatore della tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, citano le cose in comune che sono state fatte: la traduzione interconfessionale della Bibbia, il testo comune sui matrimoni interconfessionali, il documento contro la violenza sulle donne sottoscritto lo scorso 9 marzo.
Un momento dello storico incontro tra papa Francesco e la comunità valdese, nel tempio valdese di Torino. Foto di P. Romeo/Riforma.
Ma soprattutto è nel servizio ai più deboli che si aprono spazi di
dialogo e collaborazione. Il "fratello Francesco", come lo definiscono
il pastore di Torino Paolo Ribet e Oscar Oudri il
moderatore della Chiesa valdese di Rio de la Plata, il "fratello in
Cristo", come gli fa eco Bernardini, chiama a raccolta sul piano
dell'evangelizzazione, «per andare insieme incontro agli uomini e alle donne di oggi, che a volte sembrano così distratti e indifferenti, per
trasmettere loro il cuore del Vangelo ossia "la bellezza dell’amore
salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto"» e per dare
risposte agli ultimi.
«Parlando di amore e riconciliazione», aveva detto il pastore
Bernardini, «sento di dover cogliere questa occasione per richiamare
l'urgenza di proseguire e intensificare la testimonianza - talora comune
ed ecumenicamente ispirata - a favore dei profughi che bussano alla
nostra porta». Papa Francesco acconsente con il capo quando il pastore
insiste: «La fortezza Europa li respinge rigettandoli nell'abisso delle
sofferenze, persecuzioni e dolore da cui fuggono; ma la legge che il Signore afferma ci impone di accogliere lo straniero, l'orfano e la vedova; e
l'Evangelo che noi predichiamo dalle nostre chiese e dai nostri pulpiti
ci invita ad aprire la porta della nostra casa, a dare da mangiare a
chi ha fame e da bere a chi ha sete perché solo accogliendo chi soffre
si può accogliere Cristo».
E se è vero che ci sono ancora distanze teologiche e che il cammino
da fare «nella verità e nella carità» per arrivare a una piena comunione
e a «quell'unità della mensa ecuaristica alla quale aneliamo» è ancora
lungo, la strada del servizio ai poveri, la scelta «degli ultimi,
di coloro che la società esclude, ci avvicina al cuore stesso di Dio,
che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, e, di
conseguenza, ci avvicina di più gli uni agli altri. Le differenze su
importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano ad
esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di
collaborazione in questi ed altri campi. Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede ogni contrasto».