"Bruciateli vivi", "ammazzateli tutti", "mi dispiace che qualche profugo si salva", "almeno morissero tutti". Così sentenziava su facebook la professoressa (pure con qualche svarione grammaticale). Fiorenza Pontini, si chiama. Docente di inglese allo storico Liceo Marco Polo di Venezia. Chissà com’è in classe, questa insegnante. Magari è spietata solo con i migranti. Su di lei – e sulla scuola – ora si è scatenata la bufera. Inchiesta disciplinare, probabile indagine penale per incitamento al razzismo e alla xenofobia.
Quale logica possa spingere una professoressa a mettere in piazza – perché, non dimentichiamolo, facebook è una grande, enorme piazza, seppure virtuale – la cloaca delle proprie peggiori convinzioni è difficile a dirsi, ma probabilmente ci si deve arrendere all’evidenza: la signora Pontini, come tantissimi altri, grandi e piccini, usano i social network come fossero un diario personale, senza tenere nel minimo conto le conseguenze di ciò che scrivono, né sul piano personale (la professoressa, scoppiato il caso, ha cancellato il suo profilo, dimostrando anche una certa codardia), né su quello della responsabilità sociale e collettiva. È così, non è il primo caso, e temiamo che non sarà l’ultimo.
Per quanto riguarda la professoressa c’è poco, ormai da dire: lo stabilirà l’iter disciplinare se potrà ancora entrare in un’aula scolastica; la magistratura sentenzierà sugli eventuali reati penali.
Il tema, piuttosto, è un altro: la signora Pontini continuava a postare affermazioni deliranti almeno da luglio scorso. Siamo quasi alla fine di ottobre. C’è voluta un’interrogazione parlamentare di Sinistra Italiana per attirare l’attenzione sul caso della professoressa d’inglese. E in questi mesi? Non se n’è mai accorto nessuno? I commenti – stupefatti e sdegnati – ai suoi post caricati su facebook (anche da parte di genitori e studenti) non hanno allertato nessuno? I dirigenti scolastici, gli altri docenti, le istituzioni scolastiche superiori dov’erano? Non è che abbiamo un po’ tutti abbassato troppo l’asticella della “tollerabilità” in tema di esternazioni razziste, fasciste o peggio? Forse è perché “tanto così fan tutti”, certa politica e certo giornalismo in testa?
Il virus che ha colpito la professoressa Pontini rischia di ammalare tutti, se non ci dotiamo di sani e forti anticorpi.