Sulle Province cala la scure di Palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri ha varato oggi un Disegno di legge costituzionale che le abolisce, cancellandole dall’articolo 114 della Costituzione e da tutti gli altri articoli in cui sono citate. Le loro funzioni e competenze verranno poi attribuite ad altri enti con una successiva proposta di legge ordinaria.
Non ci saranno invece i Collegi delle autonomie, come anticipato - anzi “inventato di sana pianta”, come ha precisato il presidente del Consiglio Enrico Letta - da alcuni organi di stampa.
Il primo risparmio garantito dall’abolizione delle Province sarà quello dei cosiddetti costi della politica (indennità e rimborsi degli amministratori) che ammontano a circa 110 milioni di euro, mentre ai 57 mila dipendenti sarà garantito il mantenimento del posto di lavoro.
Quasi sicuramente le funzioni oggi svolte dalle Province (gestione dei trasporti, viabilità e pianificazione territoriale, edilizia scolastica, formazione professionale, cultura eccetera) passeranno a Regioni o Comuni che potrebbero svolgerle in forme associative.
Trattandosi di un disegno di legge costituzionale, per il testo varato oggi dal Consiglio dei ministri inizia un iter che potrebbe essere tutt’altro che facile e celere. Sicuramente dovrà fronteggiare le resistenze del “partito delle Province” mentre per la sua approvazione dovrà essere seguito l’iter previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Con una doppia lettura in ciascun ramo del Parlamento, distanziata da un intervallo di almeno tre mesi.