Un recente film di Ficarra e Picone mostrava gli abitanti di una fantomatica cittadina siciliana alle prese col nuovo sindaco, deciso a far rispettare tutte le regole. Compresa la raccolta differenziata dei rifiuti che diventa la causa della sua caduta. Scherzi a parte per l'86% degli italiani questa azione di civiltà è considerata "una delle pratiche più semplici e immediate per contribuire al benessere della collettività". Lo rivelano recenti dati dell'Osservatorio Ipsos sul Senso Civico-Comieco che mostrano un paese non privo di contraddizioni. Oltre all'importanza della raccolta differenziata, considerata dagli intervistati come esempio positivo, fa riflettere il fattore "percezione" del proprio impegno rispetto al bene della collettività: se personalmente gli italiani si reputano molto sensibili e attenti alle questioni ambientali (90%), non altrettanto lo riconoscono negli altri (41%).
Nell'inchiesta si tocca anche il tema delle globalizzazione e della democratizzazione del Paese. Internet è considerato con grande benevolenza poiché consente la partecipazione diretta della popolazione che può essere chiamata a esprimersi su argomenti importanti (65%) e permette la libera espressione attraverso i social network (59%). È per questo motivo che il 63% ritiene sbagliato limitare attraverso leggi la libertà di espressione su internet.
Secondo Nando Pagnoncelli, che commenta questi dati: «Uno degli effetti della democratizzazione partecipata è un’orizzontalità sociale che porta all’impoverimento delle competenze e a valutazioni semplicistiche di questioni complesse che riguardano la collettività (decisioni economico-politiche, assunti scientifici, ecc..). Questo fenomeno trova la sua maggiore espressione nella politica. Internet e i social network hanno ridotto le distanze tra l’elettorato e i leader, tutto è noto e visibile facendo venire meno quelle ‘aree riservate’ necessarie ai partiti e agli accordi tipici della politica. I partiti tendono a scomparire in un’ottica di popolocrazia che mette al centro l’individuo (67%) e mette in discussione il modello democratico attuale (66%)».
Diventa quindi centrale il tema delle competenze ma tra gli intervistati emerge una contraddizione: se il 40% pensa che le persone debbano sostenere esami di cultura politica e generale per poter partecipare ai dibattiti pubblici, il 61% preferisce un leader politico onesto anche se poco competente piuttosto che con esperienza ma dalla dubbia onestà.
Questo contesto intacca solo parzialmente il senso civico e la sfera valoriale degli Italiani. La socialità ristretta (famiglia, amici intimi) si conferma al primo posto nelle priorità degli intervistati, evidenziando la tendenza a ripiegarsi su sé stessi (37%) e al familismo, per il 28% degli intervistati (dato quasi triplicato dal 2001 ad oggi) la principale responsabilità di una persona è verso la propria famiglia e i propri figli e non verso la collettività. Secondo gli intervistati, inoltre, è proprio in famiglia che si forma la propria personalità (63%) e la propensione al senso civico (60%); non è tuttavia da sottovalutare il ruolo della scuola, ritenuta dal 65% degli Italiani il soggetto più idoneo a stimolare il civismo nelle giovani generazioni.