@HistoricRoyalPalaces/Richard Lea Hair
Dieci anni trascorsi ad analizzare la vernice delle camere di Kensington palace, dove la Regina Vittoria ha abitato da bambina e ragazza, per ritrovare il colore originale da riproporre al pubblico. Per non parlare delle lunghe ore impiegate al computer, a leggere il diario della sovrana, per capire se la sua infanzia è stata davvero cosi infelice come di solito si racconta.
Claudia Acott Williams è la curatrice delle due mostre dedicate alla Regina Vittoria, che verranno inaugurate, il prossimo 24 maggio, a Kensington Palace dove la “nonna d’Europa” e Imperatrice di tutte le Indie nacque, proprio in questa data, duecento anni fa.
Victoria: A Royal Childhood, (Victoria: Un’infanzia reale) e Victoria: Woman and Crown (Victoria: Donna e Corona) sono il momento piu’ importante di queste commemorazioni. Il visitatore si ritrova dentro l’infanzia e la vita adulta della Regina, con suoi oggetti personali preziosissimi, mai mostrati al pubblico prima.
In scena vanno la casa delle bambole di questa mamma di nove figli e nonna di quarantadue nipoti, sposati alle teste coronate di tutto il mondo. La Gran Bretagna ricorda la sovrana con esibizioni di acquarelli firmati dalla stessa Vittoria, spettacoli d’epoca con personaggi vestiti come la Regina e il marito Albert, libri e serie televisive.
«I visitatori italiani avranno almeno cinque o sei anni di tempo per vedere queste due mostre», spiega Claudia Williams, «E proprio questa è stata la sfida più difficile per noi. Gli oggetti che volevamo far vedere al pubblico sono fragilissimi, perché risalgono agli inizi del 1800, e, insieme, molto speciali perché appartengono a Vittoria. Possiamo esporli per periodi brevissimi perché la luce li danneggia. Ve ne sono un numero molto limitato e abbiamo dovuto farne arrivare alcuni dalle collezioni reali di tutto il paese».
La curatrice di Kensington Palace definisce «uno sforzo organizzativo notevole» programmare arrivo e partenza degli oggetti, insieme alle varie date, «per assicurarci che vestiti, lettere e scarpe venissero ruotati cosi da essere sufficienti per tutto il periodo necessario».
Con il suo team, che comprende anche un’italiana, Caterina Berni, Claudia Williams spiega di aver voluto «regalare ai visitatori un viaggio a ritroso nel tempo riscrivendo la storia dell’infanzia della grande sovrana».
Cosi i personaggi dei primi anni di vita di Vittoria si rianimano, nelle stanze della mostra, grazie a piccoli modelli che interpretano diversi temi dell’immaginazione infantile della sovrana. «E' diffusa la convinzione che Vittoria sia stata una bambina infelice, tiranneggiata da John Conroy, un personaggio poco raccomandabile, al quale la mamma della futura Regina si era affidata perché rimasta sola dopo la morte del marito. Era tedesca. Non conosceva l’inglese e Conroy era l’unico che si era offerto di aiutarla».
Scavando per anni dentro i sedici milioni di parole del diario, che Vittoria ha tenuto da quando aveva tredici anni fino alla morte, la curatrice delle mostre di Kensington palace ha scoperto che «la sua storia è molto piu’ complicata di quanto si crede di solito».
«Quando Vittoria si sposò cominciò a incolpare la mamma, colpevole, secondo lei, di non averla amata a sufficienza da bambina. Ma nel 1861, la donna morì e la regina cominciò a ripensare la sua "mitologia personale" e si accorse che la mamma si era dedicata completamente a lei ma aveva scelto come consigliere, Conroy, un intrigante interessato soltanto al suo interesse», spiega Claudia Williams.