No a un'economia dispotica, che governa il mondo lasciandosi guidare solo dalla logica del massimo profitto, incurante della povertà, dell'esclusione sociale e delle ingiustizie che genera in molte parti del pianeta. Papa Francesco ha inviato un articolato messaggio a quanti (miliardari, business men, politici, esperti finanziari) partecipano al Forum economico mondiale, in
corso a Davos, in Svizzera, fino al 25 gennaio. Nel documento pontificio
- indirizzato al presidente esecutivo del Forum, Klaus Schwab e letto
dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, responsabile del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace - il Papa auspica che l’incontro diventi «occasione per una più
approfondita riflessione sulle cause della crisi economica» nel mondo.
Papa Francesco. Foto Reuters.
Per
molte persone, la povertà è stata ridotta, ma ciò non basta perché
persiste ancora «una diffusa esclusione sociale»: il messaggio del Papa comincia così, sottolineando come
ancora oggi, «la maggior parte di uomini e donne continua a vivere ancora
una quotidiana precarietà, con conseguenze spesso drammatiche». La
politica e l’economia devono, allora, lavorare alla promozione di «un
approccio inclusivo che tenga in considerazione la dignità di ogni
persona umana ed il bene comune».
«Non si può tollerare – scrive poi il
Pontefice – che migliaia di persone muoiano ogni giorno di fame, pur
essendo disponibili ingenti quantità di cibo che spesso vengono
semplicemente sprecate». Allo stesso modo, il Papa sottolinea che «non
possono lasciare indifferenti i numerosi profughi in cerca di condizioni
di vita minimamente degne, che non solo non trovano accoglienza, ma non
di rado vanno incontro alla morte in viaggi disumani».
Un'immaginne della quarantaquattresima edizione del Forum economico mondiale, a Davos, in Svizzera. Foto Reuters.
«Sono
consapevole che queste parole sono forti, persino drammatiche – chiosa il
Papa – tuttavia esse intendono sottolineare, ma anche sfidare» la
capacità del Forum di fare la differenza. Quello che occorre, ribadisce
il Pontefice, è «un senso di responsabilità rinnovato, profondo ed
esteso da parte di tutti”, per “servire con più efficacia il bene comune
e rendere i beni di questo mondo più accessibili per tutti». Facendo
sue le parole di Benedetto XVI nella Caritas in veritate, Papa Francesco
sottolinea poi che l’equità non deve essere solo economica, bensì deve
basarsi su una “visione trascendente della persona”, in modo che si
possa ottenere “una più equa distribuzione delle ricchezze, la creazione
di opportunità di lavoro e una promozione integrale dei poveri che
superi il mero assistenzialismo”.
Il messaggio del Pontefice si
conclude
con un appello forte: «Vi chiedo – scrive – di fare in modo che la
ricchezza sia al servizio dell’umanità e non la governi», nell’ottica di «un’etica veramente umana», portata avanti da persone «di grande onestà
ed integrità», guidate da «alti ideali di giustizia, generosità e
preoccupazione per l’autentico sviluppo della famiglia umana».
Giunto
alla sua quarantaquattresima edizione, il Forum di Davos registra quest’anno circa 2.500
partecipanti, tra cui circa 40 Capi di Stato e di Governo. Ci sono anche
il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il presidente della
Banca centrale europea, Mario Draghi. Presenti inoltre numerose Ong e
diversi rappresentanti religiosi, cristiani, ebrei e musulmani. Per la
Chiesa cattolica, oltre al cardinale Turkson, si segnalano i cardinali John
Onayekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, e Luis Antonio Tagle,
arcivescovo di Manila, nelle Filippine, oltre all’arcivescovo di
Dublino, monsignor Diarmuid Martin.
Un povero senza fissa dimora, in Spagna. Foto Reuters.
Ottantacinque persone messe insieme hanno gli stessi soldi di tre
miliardi e mezzo di persone messe insieme. E' il dato che riflette
lo spaventoso e crescente divario tra ricchi e poveri sul nostro pianeta.
L'ha calcolato l'Oxfam, un'Organizzazione non governativa britannica, per
presentarla ai leader del mondo che riuniti a
Davos per l'annuale convegno economico: un modo di ricordare ai più
potenti (e spesso più ricchi) uomini e donne della terra che occorre
fare qualcosa per arrestare il divario di reddito tra una minuscola
elite e la stragrande maggioranza della gente.