Vorrei sapere se il libro Alla fine il nulla? di Gerhard Lohfink (Queriniana, Brescia 2020), che mi ha toccato nel profondo, è accettato dalla Chiesa oppure no. In particolare, vorrei sapere quanto sono attendibili queste parole: «Perciò per chi muore la fine del mondo arriva “con” la morte, il ritorno di Cristo avviene “nella” morte, la risurrezione accade “nella” morte e ugualmente anche il giudizio universale» (pag. 218). Se tutto ciò fosse vero sarebbe meraviglioso… Io faticavo a credere in una seconda venuta di Gesù, queste parole sono immensamente liberatorie? - Fabio R.
L’autore del libro, impegnativo e insieme suggestivo, cui fa riferimento il nostro attento lettore è un esegeta cattolico, che per molti anni ha insegnato nella prestigiosa Facoltà teologica di Tubinga. Non ho trovato nulla in questo scritto che si possa ritenere contrario alla fede cattolica. La convinzione della “risurrezione nella morte” è ormai molto diffusa fra i teologi, anche perché ci aiuta a comprendere l’unità della persona umana e a superare l’idea della morte come separazione dell’anima dal corpo, in un tentativo di comprensione del mistero che consente di pensare con maggiore profondità il destino dell’uomo. Particolarmente convincente il discorso del teologo circa l’impossibilità di pensare il futuro e la fine secondo uno schema cronologico di “prima” e “poi”. Di qui l’asserzione riportata dal lettore.
In una trasmissione, andata in onda su Tv2000 il 30 marzo 2020, papa Francesco ci ha offerto degli spunti di riflessione proprio su questo tema e sul nostro rapporto con i defunti: si può «parlare con i defunti, parlare con i nostri antenati: “Ma, dimmi, tu dove stai? Dove sei?”, perché c’è la prima resurrezione e poi sarà universale per tutti, ma loro già sono davanti a Dio». (fonte:Avvenire, Papa Francesco, il "Credo" e la resurrezione della carne). E, proprio perché partecipano dell’eternità, la loro condizione non è soggetta alla temporalità, come invece lo è la nostra. Come si vede, queste parole sono ben lungi dallo smentire la tesi della risurrezione nella morte abbracciata dal Lohfink.
D’altra parte, il teologo tedesco non manca di offrirci riflessioni sul compimento della storia (e quindi la seconda venuta del Signore) a partire dalla p. 178 ss, in dialogo con la posizione di Joseph Ratzinger, che ritiene condivisibili e conciliabili con la tesi della purificazione nella morte. Quest’ultimo pone in termini interrogativi la questione se la vicenda umana del singolo possa ritenersi conclusa, mentre nella storia c’è ancora chi soffre e lotta (p. 182). Impariamo innanzitutto a continuare a porci e porre domande di fronte al mistero insondabile della vita eterna, piuttosto che a formulare convinzioni. Ma apprendiamo anche che la seconda venuta del Signore riguarda il compimento della storia non solo per l’individuo, ma per l’umanità intera, dato il vincolo fraterno che ci accomuna a tutte le donne e gli uomini del passato, del presente e del futuro.