La candela arde davanti al tabernacolo. Papa Francesco si ferma a lungo, in silenzio, davanti a quella fiamma accesa in ricordo delle vittime degli abusi. Davanti al Santissimo Bergoglio porta i peccati della Chiesa, la vergogna di cui ha parlato nel suo primo discorso a Dublino e l’impegno a sradicare definitivamente quello che ha definito «un flagello».
Nella con cattedrale di Santa Maria, la più importante chiesa della città, simbolo della rinascita della fede della capitale, Bergoglio incontra le famiglie. Una coppia di anziani coniugi, sposati da 50 anni, una in procinto di sposarsi e un’altra appena convolata a nozze. Papa Francesco è qui per l’Incontro mondiale delle famiglie, ma l’attesa è per come il Pontefice saprà riconquistare la fiducia spazzata via dallo scandalo degli abusi che proprio in Irlanda ha avuto uno dei suoi picchi più drammatici.
Papa Francesco pesa le parole e non ha dubbi a indicare alle coppie, giovani e anziane, la strada della testimonianza dell’amore vicendevole, che sa prendersi cura ed essere terreno stabile nel quale far fiorire delle nuove vite. Dopo aver duramente affrontato il tema degli abusi parlando alle autorità e alla società civile, nella con cattedrale papa Francesco si concentra su come rendere vitale il matrimonio spiegando che è vero che viviamo una cultura del provvisorio, ma nell’amore non c’è il provvisorio, l’amore vero è definitivo, altrimenti è un’infatuazione, un entusiasmo, non vero amore. E finisce presto quando non c’è il reciproco impegno a prendersi cura l’uno dell’altro. «Non siamo abituati a qualcosa che realmente dura per tutta la vita», dice il Papa. Ma se qualcosa è davvero prezioso può durare. Bisogna sognare in grande e non aver paura di questo sogno, della possibilità di rimanere insieme sostenendosi «a vicenda con speranza, con forza e col perdono».
La famiglia allora diventa Chiesa domestica, luogo dove i figli possono «imparare il significato della fedeltà, dell’onestà e del sacrificio. Vedono come mamma e papà si comportano tra di loro, come si prendono cura l’uno dell’altro e degli altri, come amano Dio e la Chiesa. Così i figli possono respirare l’aria fresca del Vangelo e imparare a comprendere, giudicare e agire in modo degno della fede che hanno ereditato. La fede viene trasmessa intorno alla tavola domestica, nella conversazione ordinaria, attraverso il linguaggio che solo l’amore perseverante sa parlare».
Il Papa racconta di quando ha visto suo papà, tornare stanco dal lavoro e baciare la mamma: «Un momento che non dimenticherò mai», dice per spronare le coppie a dimostrare anche davanti ai figli l’amore vicendevole. E, sempre in famiglia, i figli possono imparare «ad aiutare i poveri». E racconta un altro aneddoto: di quando una mamma davanti ai tre figli che stavano mangiando bistecche alla milanese chiede cosa fare per il povero che aveva bussato alla porta. E alla risposta dei ragazzi di dare un po? Di cotoletta la mamma, invece che farne un’altra ne tagli aun pezzo dal piatto di ciascuno di loro «per insegnare che al povero si dà del proprio». Così «i vostri figli impareranno come condividere i beni della terra con ciascuno, se vedono come i loro genitori sono attenti verso chi è più povero o meno fortunato di loro. Insomma, i vostri figli impareranno da voi come vivere da cristiani; voi sarete i loro primi maestri nella fede. Le virtù e le verità che il Signore ci insegna non sono sempre popolari nel mondo di oggi, che ha scarsa considerazione per i deboli, i vulnerabili e per tutti coloro che ritiene “improduttivi”. Il mondo ci dice di essere forti e indipendenti, curandosi poco di quanti sono soli o tristi, rifiutati o ammalati, non ancora nati o moribondi. Tra poco andrò privatamente a incontrare alcune famiglie che affrontano sfide serie e disagi reali, ma a cui i Padri Cappuccini dimostrano amore e sostegno», ricorda papa Francesco che andrà a far visita al centro che si occupa di senzatetto.
«Il nostro mondo ha bisogno di una rivoluzione di amore! Che questa rivoluzione inizi da voi e dalle vostre famiglie!», esclama Francesco. Una rivoluzione necessaria perché «stiamo perdendo la nostra capacità di amare. Lentamente ma decisamente stiamo dimenticando il linguaggio diretto di una carezza, la forza della tenerezza. Sembra che la parola tenerezza è stata tolta dal dizionario».
Ma, insiste Francesco, «non ci potrà essere una rivoluzione di amore senza la rivoluzione della tenerezza! Col vostro esempio, possano i vostri figli essere guidati a diventare una generazione più premurosa, amorevole, ricca di fede, per il rinnovamento della Chiesa e di tutta la società irlandese».