Mentre i padri del passato, rimanevano spesso in posizione “periferica” e quasi sempre la neo-mamma si faceva carico di tutti i doveri connessi alla nascita di un figlio, oggi la situazione è molto diversa. Non per niente oggi si parla di “nuovi padri” dizione che definisce quei papà che sempre più numerosi partecipano alle visite di controllo in gravidanza, si coinvolgono in corsi e attività pre-parto, desiderano essere presenti in sala parto al momento della nascita del proprio bambino. Inoltre, dopo la nascita del neonato, molti padri mostrano una presenza e un coinvolgimento diretto e accudente verso il proprio bambino che li rende differenti rispetto alle precedenti generazioni di uomini che diventavano padri.
Il coinvolgimento e la presenza costante del padre nelle prime settimane di vita del proprio bambino offre numerosi vantaggi a tutte le persone che appartengono al nucleo all’interno del quale quel bambino viene accolto. Del resto, quando nasce un bambino nasce anche il suo papà. Mentre il genitore offre accudimento e cura al proprio bambino, quest’ultimo giorno dopo giorno costruisce con lui la propria relazione di attaccamento. Le neuroscienze hanno rivelato che un padre presente e coinvolto nella relazione precoce con il proprio bambino va incontro a vere e proprie trasformazioni intrapsichiche, che gli permettono di predisporsi a divenire per lui “riferimento emotivo e affettivo”, generando un legame di attaccamento che fa bene ad entrambi. Il papà presente, tra l’altro, funge anche da potente stabilizzatore emotivo per l’altro genitore. Molte ricerche evidenziano come tra i fattori di protezione principale nei confronti del rischio di depressione post-partum della mamma ci sia la capacità del neo-papà di coinvolgersi attivamente, sin dai primi giorni, nell’accudimento e nella cura del bambino. I neo-genitori che collaborano (entrambi e fin da subito) alla cura e crescita del proprio bambino, possono – grazie a questa cooperazione e attitudine precoce – generare nuovi equilibri anche rispetto ai propri progetti professionali e sfuggire a quelle aspettative ancorate a pregiudizi, stereotipi e tradizioni che spesso hanno portato a ri-suddividere compiti, ruoli e aspettative in modo differente, non equilibrato e non negoziato tra madre e padre.
Per questo motivo, la nuova legge sul congedo di paternità si presenta come un importante contributo per promuovere un nuovo modo di intendere la collaborazione e cooperazione tra maschile e femminile, perché aiuterà gli uomini ad abitare la propria paternità con maggiore consapevolezza emotiva e a costruire un legame di attaccamento positivo ed efficace con il proprio bambino. Al tempo stesso permetterà alle donne di coinvolgersi più serenamente nel proprio progetto di maternità e di affrontarlo con più risorse da mettere in gioco nel processo di conciliazione famiglia-lavoro, un processo che finalmente vede protagonisti nelle scelte e nella costruzione di nuovi equilibri anche gli uomini. In questo senso, va anche detto che mentre la legge prevede dieci giorni di congedo obbligatorio di paternità, sta crescendo anche in Italia il numero di aziende che stanno offrendo ai propri dipendenti che diventano padri un congedo di paternità trimestrale accelerando quei processi culturali, sociali e professionali che permetteranno di costruire un nuovo modello di genitorialità condivisa sin dalle prime fasi di vita di un figlio.