Al potere da 24 anni Vladimir Putin cerca da oggi la rielezione come presidente della Russia per restare in sella almeno fino al 2030. Più che un esercizio democratico le elezioni russe che si svolgono fino al 17 marzo diventano un rituale simbolico per celebrare l’uomo che tiene in pugno il Paese.
Sulla scheda i 112 milioni di elettori (su una popolazione di 146 milioni) troveranno, oltre a quello di Putin, altri tre nomi: Nikolay Karitonov, 75 anni, candidato del Partito Comunista (Kpr); Leonid Slutsky, 56 anni, candidato del partito Liberal-democratico (orfano dello storico leader Vladimir Zhrinovsky); Vladislav Davankov, 39 anni, uomo d’affari entrato in politica dal 2020. Tutti e tre siedono già in parlamento e nessuno di loro ha mai veramente criticato Putin o la guerra di aggressione all’Ucraina. Da loro Putin non ha nulla da temere. Probabilmente Davankov finirà secondo e si ritiene che possa intercettare parte del voto liberale e di protesta. Di recente Davankov ha espresso posizioni vagamente critiche sulla “operazione militare speciale” in corso in Ucraina, dicendosi aperto alla possibilità di un negoziato. Opinioni che sul Cremlino hanno l’effetto di un solletico appena fastidioso. Secondo alcuni sondaggi, Davankov non riuscirebbe a raccogliere più del 7 per cento dei voti.
I veri oppositori di Putin sono stati uccisi (come Alexei Navalny), sono in carcere (come Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni di reclusione), o non hanno avuto la possibilità di candidarsi. È il caso di Boris Nadezhdin e di Yekaterina Dunkova, le cui candidature sono state bocciate dalla Commissione elettorale centrale.
Putin, 71 anni, cerca il plebiscito. Sia sul suo nome sia sulla guerra che ha scatenato nel febbraio del 2022 contro l’Ucraina. La fortuna di Putin è che l’economia ha tenuto, nonostante la guerra e le sanzioni occidentali. In Russia c’è comunque malcontento, ma non è chiaro se e come si esprimerà nelle urne. Yulia Navalnaya, la vedova del defunto leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, invita gli elettori a presentarsi in massa ai seggi elettorali alle ore 12 del 17 marzo e a votare contro Vladimir Putin o ad annullare la propria scheda. L'azione di protesta, nota come "Mezzogiorno contro Putin", mira a onorare le ultime volontà di Navalny, illustrando al contempo l'elevato numero di elettori contrari alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Difficile capire quanti elettori aderiranno a questo invito. Tra l’altro è previsto il voto elettronico, facilmente esposto a eventuali manipolazioni da parte del regime
Vstiom, istituto demoscopico ufficiale, prevede un’affluenza ai seggi superiore al 70 per cento e una vittoria di Vladimir Putin con l’82 per cento dei voti. Il nuovo mandato, salvo imprevisti, consentirà a Putin di guidare la Russia più a lungo di qualsiasi suo predecessore, compreso Stalin. E, messi fuori gioco gli avversari, non si vede all’orizzonte neanche un erede pronto a ricevere lo scettro dello Zar Vladimir.