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lunedì 21 aprile 2025
 
 

La santa maestra di poveri e reietti. L'australiana settimo volume di "Vite esagerate"

28/07/2016  A colloquio con la scrittrice Antonella Berni, che ha ripercorso la vita della grande suora australiana Mary MacKillop, raccontando la sua lotta contro le convenzioni dell’epoca

Madre di due ragazzi di 14 e 15 anni, Antonella Berni, classe 1964, scrittrice e traduttrice, ha capito subito che suor Mary MacKillop, una donna contro le convenzioni, era una personalità tale da dover far parte per forza di una collana intitolata “Vite esagerate”. Beatificata nel 1995 da Giovanni Paolo II e proclamata santa il 17 ottobre del 2010 da Benedetto XVI, questa donna è così diventata la protagonista del suo primo romanzo: L’Australiana.

Da quali fonti ha attinto per raccontare questa storia?

«Gli studiosi anglosassoni mi hanno consigliato le biografie ufficiali. Non avrei scritto, però, un’altra biografia, preferivo un romanzo. È stato prezioso anche un amico australiano che, per caso, mi aveva regalato un libro ambientato nell’Australia del 1800, aiutandomi a conoscerla. Le suore di Sydney mi hanno poi sostenuto, procurandomi molto materiale, tra cui le foto d’epoca di Mary e della famiglia, fondamentali per inquadrare la sua storia. Infine la tecnologia mi è venuta in soccorso: con Google Maps ho visto luoghi che non avrei potuto vedere».

Perché si dice che Mary è stata una santa “femminista”?

«Il termine “femminista” non mi piace. Tuttavia devo riconoscere che nella situazione sociale e nell’epoca in cui è vissuta ha dovuto affrontare battaglie enormi per una donna. In particolare, contro l’ostilità dell’alto clero. La sua intraprendenza era mal vista da gran parte di vescovi e sacerdoti. Secondo loro una suora doveva pregare, dire il rosario e stare chiusa in convento. Quando Mary portò le consorelle nelle strade a chiedere soldi per istruire i poveri e i disagiati, tra cui prostitute e senzatetto, nelle scuole che stava fondando, questa decisione sconcertò il clero e i ricchi cattolici».

Accusò un sacerdote di pedofilia.

«Non fu lei ad accusarlo, ma appoggiò le suore e i bambini di una lontana missione, che avevano raccontato di un prete irlandese che si era spinto oltre i limiti. Lo fece allontanare, ma questo le creò attrito con i vescovi».

Cosa ha imparato da lei?

«La sua resistenza agli eventi esterni, la personalità inossidabile sin dall’infanzia. Il padre era ingenuo, spesso raggirato dai soci in affari. Mary doveva lavorare per sostenere la famiglia, che la frenava nel raggiungimento del suo sogno. Lei ci ha insegnato che quando si ha un obiettivo, con grande volontà lo si può raggiungere. Un messaggio importante per i giovani di oggi, travolti dall’insicurezza sul futuro ma spesso non determinati e poco umili. Nonostante le ingiustizie che ha subìto, tra cui una temporanea scomunica, non vedeva mai la malafede negli altri. Lo si capisce dalle lettere che ho potuto leggere, indirizzate alla madre e al padre spirituale Woods. Parla degli altri con compassione. Del vescovo di Adelaide Sheil, che l’aveva scomunicata, scriveva: “Ha solo fatto un errore, perché è un essere umano”».

Cosa c’è in lei di “esagerato”?

«La forza di volontà, in opposizione alla sfortuna che nella sua vita è stata altrettanto esagerata. E poi, riuscire a fare ciò che ha fatto nel 1800: ha compiuto dall’Australia viaggi lunghissimi, a Roma e in Scozia, per vedere come funzionavano altrove le scuole. Un secondo viaggio a Roma lo ha compiuto per incontrare il Papa e mostrargli la Regola dell’Ordine da lei fondato (San Giuseppe del Sacro Cuore). Lei riuscì a farlo approvare da papa Pio IX, ma gli alti prelati non gradirono che gli avesse parlato direttamente. Del resto, un vescovo l’aveva scomunicata proprio a causa della sua insistenza nel decidere da sola».

A chi potremmo paragonarla?

«A Madre Teresa. Entrambe si sono “gettate nel fango” per coloro a cui nessuno guarda: reietti, poveri e malati».

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