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giovedì 24 aprile 2025
 
 

La scommessa di Wikimafia

22/09/2013  Nando Dalla Chiesa e i suoi studenti stanno dando vita a un'enciclopedia libera online sul modello di Wikipedia in tema di mafia e antimafia: "Servono informazioni attendibili e organizzate, per chiunque voglia capire senza cadere vittima di superficialità e complottismi".

Sta prendendo forma piano piano, perché la materia è delicata e il lavoro tanto, si chiama wikimafia, un’enciclopedia “libera” (relativamente), online e gratuita per informare in tema di mafia e antimafia. Dietro, a garantirne il rigore scientifico, Nando Dalla Chiesa. Davanti, in prima linea a lavorarci, molti dei suoi studenti. Volontari ovviamente. Il sito www.wikimafia.it è candidato ai Macchianera Italian awards 2013 come sito Rivelazione e come miglior Educational.

Abbiamo chiesto a Nando Dalla Chiesa di aiutarci a capire lo spirito dell’iniziativa.

Professor Dalla Chiesa, difficile coordinare una cosa così, come si conciliano attendibiltà e libertà?

«E' tutto in svolgimento, ci sarà un controllo di alcune persone che sono considerate dal punto di vista accademico degli esperti. Ma è grande anche il contributo dei miei laureati più bravi, è a uno di loro che dobbiamo questa idea di “popolarizzare” conoscenze precise in materia di criminalità organizzata».

Perché è così importante? Su molti periodi e argomenti c’è una conoscenza superficiale, è vero che digitando su Internet qualcosa si trova, ma con quale affidabilità?

«Wikimafia risponde al bisogno di mettere a disposizione informazioni in un dizionario organizzato, in cui le informazioni sono controllate, non immesse liberamente. C’è anche un problema di delineare i contesti in cui fatti e persone vengono inserite, una cosa che possono fare solo degli studiosi, o comunque giovani formati a ragionare con determinati criteri».

L’idea finisce per coincidere cronologicamente con l’uscita di due dizionari su questo tema. Un caso o c’è bisogno di sistematizzare il sapere sull’argomento?

«Ho collaborato a entrambi i dizionari, credo che siano tutti strumenti importanti anche nel mio lavoro. È difficile per me dire a un laureando in Scienza politiche: vada a vedersi la legislazione antimafia. Un manuale tecnico è troppo complesso per lui, serve qualcosa di diverso: un dizionario di questo tipo, preciso ma scritto in un linguaggio accessibile, può servire egregiamente allo scopo».

Wikimafia, pubblicando in Rete, fa un passo in più, verso un pubblico più generalista: c’è bisogno anche di questo?

«Secondo me sì: si pensi ai lavori che si fanno nelle scuole, a un servizio giornalistico che abbia bisogno di una verifica immediata, a uno studente di scuola superiore che debba fare una ricerca. Cercando genericamente in Rete su questi temi si trovano tante cose, ma si rischia di finire su tesi di complottisti che accostano indebitamente dei nomi».

Un rischio da cui neppure il giornalismo è immune, o no?

«Già, sono uno che ha fatto molte denunce, ma devo dire che la propensione al complottismo e lo slancio verso lo scoop professionale è eccessiva. Spesso gli studenti più informati e appassionati arrivano “grippati” da queste teorie, bisogna un po’ “ripulirli”, dar loro uno sguardo più laico».

Questa esigenza di sistematizzazione ha a che fare anche con il timore che, in fatto di criminalità organizzata, la consapevolezza della popolazione sia scarsa?

«Sì, soprattutto al Nord. Il Nord è malato di presunzione, anche di quietismo. Non vuol sentirsi dire di aver la mafia in casa, non ci crede».

Salvo poi talvolta farsi beccare a farci affari…

«Forse proprio per questo nega: negare, dirsi che la mafia non esiste, o che non fa al Nord le cose che fa al Sud rende più facile autoassolversi, continuare a specchiarsi la mattina».

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