Dati prevedibili. Chi legge il rapporto Invalsi 2023 e ha vissuto tra i banchi tutti i giorni dell’anno appena trascorso non si stupisce. Gli oltre due milioni e mezzo di studenti che hanno affrontato le prove nelle oltre 12 mila scuole coinvolte hanno registrato dei livelli poco più bassi rispetto a quelli dell’anno scorso, di gran lunga inferiori però ai risultati 2019. In valori assoluti il dato numerico fa riflettere: in seconda elementare in Italiano e Matematica risulta insufficiente un bambino su tre con picchi al Sud e nelle Isole. Sono i bambini che hanno frequentato la scuola materna in dad, con istruzioni su lavoretti da svolgere e disegni da colorare date a genitori lavoranti in videoconferenze infinite, bambini quindi spesso inevitabilmente parcheggiati davanti ai giocattoli, in compagnia della tv. La scuola ha riallacciato il loro rapporto col mondo, ma ancora lo strascico si percepisce.
Se si approda al livello più alto d’istruzione, agli stessi ragazzi che in questi giorni hanno appena concluso o stanno concludendo gli orali della maturità, i numeri seguono la stessa scia: la sufficienza in Italiano è stata raggiunta dal 51% degli studenti del Belpaese, solo l’1% in meno rispetto all’anno scorso (era il 52%), tanti in meno rispetto al 2019 (il 64%). In Matematica lo stesso, i risultati si sono semplicemente stabilizzati negli ultimi due anni: sufficiente il 50% dei ragazzi nel 2023, sempre il 50% lo era nel 2022, in calo ovviamente rispetto al 2019, quando si toccava il traguardo del 61%. In valori assoluti il risultato certamente fa riflettere (uno studente su due finisce le superiori senza comprendere sufficientemente un testo scritto in lingua italiana), ma in termini relativi no, ci si può ritenere abbastanza soddisfatti.
Soddisfatti di essere arrivati alla fine dell’anno in piedi, con i maturandi maturati, i ragazzi ancora con un po’ di entusiasmo, affaticati ma non affranti. Perché da qualche tempo a questa parte è alla salute psicologica ed emotiva che soprattutto si deve guardare mentre si insegna Latino e Matematica. Perché tra i banchi crescono vertiginosamente le crisi d’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari, le assenze di chi non riesce ad affrontare i problemi dell’esistenza, l’istruzione domiciliare. Da docenti severi e si spera autorevoli, continuiamo a ripetere quotidianamente che la scuola è una cosa seria, che non siamo psicologi, che abbiamo il compito di garantire un livello di istruzione adeguato a chi dovrà affrontare con le spalle larghe il mondo dell’Università e del lavoro in un’Italia sempre più complessa, in cui bisogna essere bravi tanto per poter trovare il proprio posto nel mondo. Ma poi si guarda la realtà, gli occhi di chi ci sta davanti ogni mattina, e si vede chiaramente che il peso è troppo grande, che due anni di clausura forzata hanno prostrato corpi e menti rendendoli vetri scheggiati, che basta un tocco leggero o una parola fuori posto per ridurre tutto in frantumi. I numeri dicono che se ne sta uscendo, sì, ma a fatica. E questa è per ora la cosa più importante.
Si deve essere felici dei piccoli traguardi: le competenze in lingua inglese crescono anche al Sud e sulle Isole, con il livello B2 al termine delle scuole superiori posseduto dal 54% degli studenti contro il 52% dell’anno scorso, riacciuffando quasi l livelli pre-covid del 2019 (55%). Ma la situazione al Sud resta generalmente difficile. Il dato più triste è soprattutto la mancanza di equità. Grande la differenza, in ogni ordine e grado, legata alla scuola frequentata o alla classe nella quale si è inseriti. Le disuguaglianze toccano picchi del 21% in Matematica in seconda primaria al Sud tra scuole diverse, ad esempio, con una media nazionale del 16%. Si viaggia su due liveli: scuole di serie A e scuola di serie B.
Infine: mancano a oggi i dati degli esami di maturità 2023 ancora in corso, ma non sorprenderebbe nessuno vedere molti voti più alti rispetto a quelli dell’Invalsi. Chi non appartiene al mondo della scuola giudica il dato negativamente. Un insegnante invece legge con occhi diversi: la scuola è altro dalla statistica numerica e spesso la forza di volontà, l’impegno, la costanza in classe vengono premiati. Non si danno numeri, ma si valuta. E la valutazione tiene conto dei progressi, certo, ma sempre anche del punto di partenza.