Lo sport non spopola più tra i giovani e i motivi principali sono la crescente povertà delle famiglie italiane, la “eredità del Covid” e l’inadeguatezza delle strutture delle scuole del Paese. È quanto emerge dall’analisi di Openpolis realizzata nell’ambito dell’Osservatorio sulla povertà educativa insieme a Con i Bambini.
Nel 2020 lo sport tra bambini e ragazzi ha subito un vero e proprio crollo durante la pandemia, che non ha riscontro nelle altre fasce d’età. Nel 2021 la quota di sedentari in Italia era stabile intorno al 34%, ma al contrario, l’incidenza dei minori che non facevano sport è cresciuta dal 18,5% al 24,9% tra i 6 e i 10 anni e dal 15,7% al 21,3% tra 11 e 14 anni. Più stabile tra i 15-17enni, dove è comunque cresciuta dal 18,8% al 19,9%. Al termine dell’emergenza sanitaria, la quota di sedentari tra i minori è calata - fisiologicamente - ma con l’eccezione dei bambini tra 3 e 5 anni, che in un caso su due non praticano sport. I bimbi e ragazzi completamente sedentari nel 2022 scendono al 21,7% tra 6 e 10 anni, al 17,2% tra 11 e 14, al 19,3% tra 15 e 17. Tuttavia, anche dopo la fine della pandemia, la quota di bambini e ragazzi che non fanno sport resta vicina a un caso su cinque.
Tra le cause di questo mancato ritorno allo sport dei giovani continua ad essere un fattore economico che all’intento delle famiglie incide sulla scelta di praticare sport. I materiali per l’attività sportiva, l’iscrizione e il trasporto con l’auto sono costi che i nuclei più indigenti gravati anche dagli anni di pandemia decidono di tagliare. I dati più recenti delle indagini Istat sulla condizione dei minori dicono che il rischio di povertà o esclusione sociale ha colpito i minori molto più della media della popolazione. Parliamo di coloro che attraversano un rischio di povertà a causa del reddito familiare, vivono in una famiglia a bassa intensità di lavoro o si trovano in condizioni di severa deprivazione materiale. Si trovano in questa situazione il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24,4% della media della popolazione. Chi nasce in una famiglia a rischio esclusione si trova molto più spesso a dover rinunciare alle attività pomeridiane - in particolare sportive - tipiche di bambini e adolescenti. Infatti i dati dicono che il 58,4% dei minori in condizione di deprivazione sociale che non possono permettersi attività di svago fuori casa a pagamento.
La scuola potrebbe essere un aiuto fondamentale per i ragazzi di queste famiglie al fine di rendere più equa e accessibile la possibilità di fare sport. come rendere più equa la possibilità di fare sport. Le palestre scolastiche rappresenterebbero uno strumento prezioso nella promozione dello sport tra i minori, a scuola e non solo, però secondo la rilevazione di Openpolis, nell’anno scolastico 2022/23 solo il 35,8% degli edifici scolastici in Italia era dotato di una palestra funzionante. Del resto, la premessa per una valorizzazione delle palestre scolastiche per promuovere lo sport è la disponibilità degli impianti sul territorio. Secondo legge 23/1996 che regola l’edilizia scolastica “la programmazione degli interventi (…) deve garantire (…) la disponibilità da parte di ogni scuola di palestre e impianti sportivi di base”.
La quota di scuole con palestra supera il 40% nel nord-ovest (41,3%), e si attesta ad alcuni punti da questa soglia nel nord-est (37%) e nel centro Italia (36,7%). Resta invece indietro il mezzogiorno: nel sud continentale il 31,7% degli edifici ha la palestra, nelle isole il 30,1%. Tra le regioni tuttavia, dopo la Liguria (52,4%), è la Puglia a mostrare la presenza più diffusa (48,4%), seguita da Toscana, Veneto e Lombardia (44-45% circa). Agli ultimi posti, con meno di un edificio su 4 dotato di palestra, Sicilia (24,6%), Umbria (23,3%) e Calabria (meno del 20%). Tra le città capoluogo - conclude la ricerca di Openpolis, a Monza e Firenze circa il 72% degli edifici scolastici attivi nell’anno scolastico 2022/23 ha la palestra scolastica. Seguono i comuni di Barletta, Andria, Bologna, Savona, Pavia, Lecco e Prato, con oltre due terzi degli edifici con palestra. Agli ultimi posti, con meno del 10% di edifici scolastici statali dotati di palestra, si trovano i comuni di L’Aquila e Forlì (entrambe al 8,6%), Catanzaro (8%) e Catania (7,3%).
Fare sport, attività fisica ed educazione al movimento con i compagni di classe durante le attività curricolari, sarebbe fondamentale sia per la funzione educativa dell’educazione fisica nel trasmettere valori come il rispetto delle regole e degli avversari, che per la lealtà verso i compagni e la squadra e la dedizione personale. Oltre agli aspetti legati alla crescita e alla salute, lo sport ha una funzione sociale ed educativa insostituibile. Ma le palestre scolastiche quando sono presenti possono essere valorizzate anche per attività pomeridiane, diventando un punto di riferimento per le famiglie del territorio, in sinergia con enti locali proprietari, associazioni sportive e di quartiere. Offrendo la possibilità di fare sport a prezzi calmierati, per eliminare gli ostacoli legati al costo nell’accesso alla pratica sportiva. Rappresentando così, specie nelle periferie urbane ma non solo, un presidio sociale e educativo.