Oggi in Russia il coraggio ha il volto di Marina Ovsyannikova. Lunedì 14 marzo Marina, dipendente della televisione di stato russa, è comparsa all’improvviso nello studio del principale telegiornale serale di Pervyj kanal ("Primo canale”), la principale emittente televisiva russa pubblica, nonché quella con la più vasta area di copertura.
La donna si è messa alle spalle della conduttrice del notiziario e ha esposto lo striscione, dove era scritto: "NO ALLA GUERRA. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, qua vi dicono bugie". Nella parte inferiore del cartello, in inglese, la scritta "Russians against war", "russi contro la guerra”.
La regia non è stata così rapida da impedire che l’immagine della clamorosa protesta andasse in onda per alcuni secondi. La conduttrice del telegiornale, forse non ignara di quello che stava accadendo alle sue spalle, è rimasta impassibile e ha continuato a leggere il notiziario.
I media russi non parlano di “guerra” in Ucraina, ma continuano a ripetere lo stesso messaggio: “Il 24 febbraio il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che in risposta a una richiesta dei capi delle repubbliche del Donbass aveva deciso di effettuare un'operazione militare speciale in Ucraina, sottolineando che Mosca non aveva intenzione di occupare i territori ucraini. Putin ha affermato che gli obiettivi dell'operazione sono la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina".
Marina Ovsyannikova è stata poi bloccata e arrestata, ma le immagini del suo gesto hanno fatto il giro del mondo, trasformandola in simbolo della ribellione contro l’informazione imbavagliata del regime di Putin.
Ovsyannikova poco dopo è ricomparsa sulla rete con un video pre registrato con il quale ha voluto spiegare il suo gesto.Quello che sta accadendo ora in Ucraina è un crimine. E la Russia è l'aggressore. La responsabilità di questa aggressione è di una persona sola e questa persona è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino e mia madre è russa e non sono mai stati nemici. Questa collana al mio collo simboleggia il fatto che la Russia deve immediatamente fermare questa guerra fratricida e le nostre nazioni sorelle avranno la possibilità di fare la pace. Purtroppo ho lavorato al Canale Uno negli ultimi anni, ho lavorato alla propaganda del Cremlino. E ora mi vergogno molto. Mi vergogno di aver permesso che queste bugie fossero dette sugli schermi televisivi. Mi vergogno di aver lasciato che i russi diventassero zombi. Abbiamo taciuto nel 2014 quando tutto è iniziato. Non siamo scesi in strada quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo solo guardato in silenzio questo regime antiumano. E ora il mondo intero ci volta le spalle. E dieci generazioni dei nostri discendenti non saranno in grado di lavare la vergogna di questa guerra fratricida impostaci. Siamo russi. Siamo intelligenti e riflessivi, è solo nel nostro potere fermare questa follia. Scendete in strada, non abbiate paura. Non possono incarcerarci tutti”.
Arrestata e scomparsa per alcune ore, la giornalista è poi stata rilasciata dopo aver pagato una multa di 30.000 rubli (circa 255 euro).
Le Nazioni Unite chiedono alle autorità russe che la giornalista non sia punita per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola. Lo riferisce il Guardian online. Ravina Shamdasani, portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha chiesto che le autorità garantiscano che la donna "non subisca rappresaglie".
Il presidente ucraino Zelensky ha ringraziato Marina per il suo coraggio: “Sono grato a quei russi che non rinunciano a cercare di dire la verità, non rinunciano a dire come stanno le cose ai loro amici e parenti”.