In aiuto degli anziani
“Il vecchietto dove lo metto, dove lo metto non si sa” cantava vari anni fa Domenico Modugno. La domanda sembra quanto mai attuale oggi e soprattutto in Europa, che ormai potremmo chiamare “continente vecchio”. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2050 metà della popolazione africana avrà 27,5 anni, metà di quella statunitense 39,7 anni. E in Europa? Già nel 2005 metà della popolazione aveva 39,3 anni, e secondo le Nazioni Unite si parla di 47,7 anni nel 2050. Complici la diminuzione delle nascite e l'aumento della vita media, ci avviamo a essere un continente in grigio, soprattutto noi italiani, che abbiamo già all'incirca il 20% di anziani e vantiamo molti longevi ultranovantenni. Se da una parte può farci piacere la prospettiva di vivere a lungo, dall'altra ci può inquietare l'idea di non sapere come sopperire alle necessità di parenti avanti negli anni o di essere noi stessi il vecchietto da sistemare chissà dove. È vero che rispetto al passato siamo più “giovanili”, grazie al fatto che abbiamo vite più comode e lavori meno logoranti. Le nuove classificazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità sono illuminanti a questo proposito: abbiamo infatti individui di età media (45-59 anni), anziani (60-74 anni), vecchi (75-90) e grandi vecchi (oltre i 90). Addirittura alcuni specialisti distinguono tra “giovani vecchi” (65-74 anni), ”vecchi vecchi” (75-84), “longevi” (oltre gli 85). Tuttavia non tutti sono così fortunati da arrivare in tarda età perfettamente autonomi e con il sostegno di una famiglia unita, perciò è necessario essere pronti fin da ora ad affrontare questa problematica. Per dirla con l'OMS, “Invecchiare è un privilegio e una meta della società. È anche una sfida, che ha un impatto su tutti gli aspetti della società del XXI secolo”. Questo significa che la soluzione non sta necessariamente nella casa di riposo, che non tutti possono permettersi e che non tutti trovano di proprio gradimento.
Soluzioni solidali
Localmente, molti servizi sociali cercano di offrire agli individui avanti negli anni delle soluzioni pratiche e a un prezzo abbordabile.
Per lo più si tratta di iniziative che puntano su un buon vicinato
organizzato, su piccoli aiuti offerti in modo solidale sotto la
supervisione del personale competente. Non tutti i progetti hanno
riscosso successo. Per esempio nel 2010 i Comuni di Reggio Emilia e
Modena, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia ed
Er.Go, hanno lanciato il bando a carattere sperimentale “Anziano cerca giovani, giovani cercano anziani”.
L'idea era semplice e vantaggiosa per entrambi i soggetti interessati:
partendo dal presupposto che molti anziani vivono soli in case ormai
troppo grandi per loro, si è pensato di far loro affittare una stanza
agli studenti universitari a un prezzo concordato (180 € al mese). Il
bando si proponeva, tra l'altro, di sviluppare un rapporto di convivenza
tra persone di età diverse. Nonostante questi ottimi propositi non ha
purtroppo avuto un grande riscontro, al contrario di un'altra
interessante iniziativa del Comune di Reggio Emilia: la Leva Giovani
(leva@portalegiovani.eu). Nell'ambito di questo gettonato progetto, per
esempio, i ragazzi delle scuole superiori si trasformano in insegnanti
di inglese, informatica o altre materie per i “nonni”. Comunque per
quanto riguarda gli alloggi protetti per la terza età non mancano
iniziative riuscite, come quelle che ora vi racconteremo.
Samarate (VA), Ti Tutelo
Nel 2009 il Comune di Samarate, cittadina di circa 17.000
abitanti, ha vinto con il progetto Ti tutelo il premio Innovazione nei
servizi sociali al salone Euro P.A. di Rimini, dedicato ai servizi delle
pubbliche amministrazioni. Tra i promotori del progetto, promosso dalla
precedente amministrazione, c'è l'assistente sociale Cinzia
Castiglioni. È lei, insieme all'attuale assessore alle politiche
sociali, Vincenzo Celotto (che ha sostituito Paolo Bossi, un altro
promotore del progetto), a raccontare come funziona Ti tutelo.
“Sono 37 minialloggi” spiega l'assistente sociale. “Suddivisi tra
anziani, persone sole, giovani coppie e 'pattisti'”. Questi ultimi si
impegnano a mettere a disposizione un minimo di 6 ore settimanali per
piccoli aiuti di diversa natura. “Abbiamo realizzato un mansionario con
diverse aree di intervento suddivise tra anziani, disabili e famiglie”
spiega Cinzia Castiglioni. Per esempio ai pattisti può essere chiesto di
fare compagnia a una persona, di dare un aiuto nei compiti quotidiani
(come l'assunzione dei pasti o dei farmaci, la lettura di giornali o
altro, le commissioni, le visite mediche ecc.). Per compiti più
specifici interviene invece il personale specializzato. I requisiti per
l'ammissione nel condominio come pattisti sono stati molto severi,
comprensivi di test psicologici e di un questionario molto lungo e
dettagliato da completare. Alla fine sono state selezionate solo 3
famiglie; a ognuna è stato affidato un assistito e compiti specifici.
Ogni pattista e il suo assistito vengono seguiti da un'assistente
sociale. Purtroppo in un caso è stato impossibile effettuare
l'abbinamento, perché l'anziano si è dimostrato sospettoso nei confronti
dei pattisti a lui destinati (una famiglia di marocchini). Dopo inutili
tentativi si è deciso di chiedere a questi ultimi un servizio di tipo
diverso, al di fuori del condominio. Il patto ha la durata di 10 anni,
al termine dei quali chi l'ha sottoscritto non ha più nessun obbligo nei
confronti della famiglia affidataria ma resta nel condominio come un
normale inquilino. Il bilancio del progetto? Certo non fila tutto
proprio liscio e le assistenti sociali sono spesso impegnate parecchio,
ma Celotto e la Castiglioni parlano di riscontri molto positivi. “Il
merito va alla vecchia amministrazione” sottolinea l'assessore, “e devo
ammettere che all'inizio ero un po' perplesso, ma ora sono soddisfatto e
vedo che sta funzionando”. Purtroppo per il momento a Samarate non si
prevedono nuovi alloggi di questo tipo, ma la loro iniziativa può
servire da trampolino di lancio per altri enti locali.
Imola (BO), Condominio solidale
In un edificio di 3 piani, proprietà del Comune, è stato avviato dieci anni fa il Condominio solidale. “Lo stabile comprende 12 appartamenti” spiega Giuliana Manaresi, assistente sociale dell'ASP
(Azienda Servizi alla Persona) locale. “Originariamente l'intenzione
era assegnarli agli over 65, poi si è reso necessario l'inserimento di
altre figure di anziani soli o bisognosi e di disabili”. Gli inquilini,
specifica l'assistente sociale, devono essere per lo più autonomi nei
loro compiti quotidiani e non avere disabilità gravi; se per uno di loro
risulta necessaria, con il tempo, un'assistenza più specifica scatta il
trasferimento in una struttura specializzata. “Gli appartamenti sono
composti da monolocali e bilocali, purtroppo anche questi abitati da una
sola persona perché finora non si è riusciti a inserirne due”. Ogni
ospite deve pagare la retta in proporzione al proprio reddito e
patrimonio. Fin qui niente di particolare. La grossa differenza sta nel
fatto che in ogni appartamento c'è un telefono provvisto di due pulsanti
supplementari: uno è collegato con l'ufficio dell'assistente sociale di
base e l'altro con l'appartamento della famiglia 'tutor', composta da
padre marocchino, madre tunisina e due figli. “L'assistente sociale è
presente nello stabile dalle 7 alle 13 e dalle 17 alle 19. Fa il giro
degli assistiti per venire incontro alle loro necessità quotidiane, come
l'aiuto per le pulizie o i rapporti con il medico, inoltre organizza i
servizi di accompagnamento, curati dai volontari AUSER e ANTEAS”.
Nemmeno la notte gli anziani sono lasciati soli, perché dalle 19 alle 7
è la famiglia tutor a intervenire in caso di emergenza. Il quartiere è
attrezzato anche per il tempo libero: ci sono gli eventi organizzati
dalla vicina parrocchia o dall'AUSER e un piccolo centro sociale. Certo,
ammette l'assistente sociale, non è facile per un anziano lasciare la
casa dove ha trascorso una vita, ma poi gli inquilini sono soddisfatti
perché qui hanno la possibilità di mantenere la propria autonomia e
hanno la sicurezza di poter contare su qualcuno in caso di necessità.
Così quando intervengono problemi che costringono al trasferimento in
strutture specifiche il passaggio diventa molto difficile.
Info: giuliana.manaresi@cssimola.provincia.bo.it
Torino, Condominio Solidale
Nel quartiere di Santa Rita, una zona di residenza del ceto medio, si
trova questo stabile di 18 appartamenti assegnati a categorie diverse in
seguito a un bando di 3 anni fa del Comune di Torino. Il progetto,
coordinato dall'assessorato ai servizi sociali, dall'Associazione
salesiana del territorio e dalla Compagnia di san Paolo, ha durata di 6
anni. “Gli ospiti sono divisi tra permanenti e temporanei” spiega Andrea
Torra dell'associazione Un sogno per tutti, referente per il progetto.
“Il secondo gruppo è composto da nuclei familiari fragili, per esempio
madri single, donne che hanno subito abusi o violenze in casa”. Queste
persone restano nel Condominio solidale per 18 mesi, durante i
quali viene fornito loro sostegno psicologico, aiuto per la soluzione
dei loro problemi, per esempio la ricerca di un lavoro o di una casa.
“In questo periodo di transizione gli anziani si interfacciano come
risorsa”, prosegue Torra, sottolineando però che non tutti sono
disponibili o possono mettersi in gioco. Di fatto il progetto vuole
proprio coinvolgere gli anziani in modo attivo, ma non sempre si riesce a
farlo; comunque è già importante il fatto che non restino isolati con i
loro bisogni. Nel condominio vivono anche 3 famiglie affidatarie, che
sono un po' il collante per i rapporti condominiali. “L'iniziativa ha
preso il via per dare la possibilità agli anziani di restare a casa.
L'ambiente è accogliente, in parte protetto, tutti dichiarano di vivere
bene. Mi sento proprio di dire che il bilancio è positivo per gli
anziani.” Certo, non sono sempre rose e fiori: a volte sorgono conflitti
e la gestione dei rapporti (la cui responsabilità ricade su Torra e due
educatrici) non è sempre semplice. Non è insolito, poi, che ci sia un
po' di diffidenza nei confronti degli ospiti temporanei, spesso donne
straniere. Ma l'importante è che il progetto ci sia e funzioni.
Info: andrea.torra@unsognopertutti.it
Giuliana Lomazzi
Non é la prima volta che Eric Cantona si fa paladino degli oppressi. L'ex idolo del Manchester, con il suo sguardo sornione e la barbetta da profeta, si é scostato progressivamente dallo stereotipo del calciatore "tuttosoldi&veline" per mettere la propria fama al servizio dei più deboli. Non é un caso se il regista Ken Loach, fine e ironico osservatore dei disagi della società proletaria britannica, lo volle protagonista del suo "Looking for Eric". Ora Cantona fa tremare il parterre di candidati alle presidenziali francesi andando a caccia delle cinquecento firme necessarie a permettere e a ufficializzare la sua candidatura. Quest'ultima, come ha precisato lo stesso Cantona, non avrà come scopo l'accesso all'Eliseo, bensí il sensibilizzare i presenti e futuri leader della politica d'oltralpe su un tema scottante che sconvolge la quotidianità di centinaia migliaia di Francesi: il caro affitti e il problema degli alloggi. La sua campagna in favore dei senzatetto, e di chi rischia di diventarlo fra non molto se la crisi continua a stagnare o a peggiorare é appoggiata dalla Fondazione dell'Abbé Pierre. Nella capitale gli affitti negli ultimi anni hanno raggiunto massimi storici. Le persone che non possono più permettersi di vivere nella Ville Lumière aumentano in maniera esponenziale.
Una "chambre de bonne", ovvero una mansardina sottotetto ampia una decina di metri quadrati, con servizi nel corridoio, un tempo riservata a stanza per la domestica, in un buon quartiere può arrivare a costare settecento euro al mese o anche di più. Ne sanno qualcosa gli studenti dell'università di lingue orientali di Parigi, facoltà situata nell'elegante ed esclusivo sedicesimo arrondisement, quello, per intenderci, delle ambasciate e del maniero cittadino di Carla Bruni Sarkozy. Jean Luc, 22 anni e una tesi di giapponese da discutere, non deve aver problemi di claustrofobia: il suo "appartamento" é di otto metri quadri di cui almeno due o tre calpestabili se si accetta di ingobbirsi sotto le travi del tetto. Qui, il ragazzo organizza la suagiornata e si ingegna per ottimizzare lo spazio: il vano doccia é anche armadio e le piastre elettriche, una volta ricoperte da un ripiano di formica, si trasformano in scrivania. Costo dello spazio: 650 euro al mese, spese escluse. All'Assemblée Nationale, si dibatte dall'anno scorso su una nuova legge per limitare questi canoni-salasso, ma per ora le cose stanno in alto mare.
C'é quindi chi si ingegna non tanto per imparare a muoversi in spazi lillipuziani quanto per trovare soluzioni alternative e soddisfacenti. Aude Messan ha fondato Parisolidaire, un'associazione che si propone di mettere in contatto studenti con mezzi economici limitati e persone anziane che vivono sole nella capitale, per organizzare delle convivenze insolite quanto efficaci. Gli uni mettono a disposizione il loro sorriso, la gioia di vivere dei loro pochi anni, un po' di compagnia e qualche aiuto domestico, le altre offrono una stanza libera gratuita o ceduta a un affitto irrisorio. L'idea é maturata nella mente della signora Messan nel 2003, quando centinaia di persone, soprattutto anziani soli in casa, trovarono la morte in un'estate afosa come non se ne vedevano da decenni.
"Questi uomini e queste donne sono spirate in solitudine e questo succedersi di lutti suscitò in me una grande tristezza" spiega Aude. Nello stesso tempo, la Messan lavorava già per il Comune di Parigi e si era già resa conto dell'annoso problema della scarsità di alloggi per gli studenti, o dei loro prezzi proibitivi. Detto, fatto. Nel 2004, Parisolidaire apriva i battenti. Il successo é stato quasi immediato. Ogni anno, quasi mille giovani lasciano la propria "candidatura" negli uffici di Aude, per trovare un senior in cerca di compagnia desideroso di accoglierli. I requisiti per essere accettati nelle liste dei richiedenti devono essere la buona educazione, le buone capacità relazionali e naturalmente, la disponibilità di un budget limitato che giustifichi la domanda di un alloggio gratuito. Se economicamente la soluzione proposta da Parisolidaire é interessante per gli studenti, l'esperienza umana non é certamente da meno. La convivenza ravviva quel sano scambio intergenerazionale troppe volte compromesso o assente nelle grandi città dove ogni generazione vive come in un comparto stagno. E le belle storie non mancano, talvolta a lieto fine, talvolta in grado di suscitare una lacrima.
C'é la storia di Philippe e Eloise, lui squattrinato, orfano di padre e mamma senza impiego, ma ottima educazione e maniere da piccolo lord. Eloise, ricca vedova di famiglia altolocata, é conquistata, lo tratta come un figlio, lo porta in viaggio con sé, scomoda amicizie per trovargli lavoretti estivi, e Philippe ricambia con gratitudine e affetto. Il giorno in cui il ragazzo termina l'università, é anche il giorno in cui deve lasciare l'abitazione di Eloise. La donna é triste. Poco tempo dopo, i figli dell'anziana, che vivono all'estero, contattano lo studente: Eloise deperisce senza la sua compagnia e vuole ancora averlo accanto a sé. Morale: un piccolo loft viene fatto costruire sopra l'appartamento della madre, affinché il giovane si stabilisca lí a tempo indeterminato, visto che quel nuovo alloggio sarà suo. Ora Philippe, diventato architetto, vive nel suo loft con la moglie e il figlio appena nato, e Eloise si diverte a fare la nonna.
Poi c'é la storia di Adrian, studente con la passione per il pianoforte, e dell'anziano monsieur George. I due si sono intesi in fretta. Melomane il primo, bon vivant e gourmet il secondo, in poco tempo si sono messi a organizzare festicciole casalinghe dove Adrian suonava il pianoforte e monsieur George dava fondo al suo foie gras e alla sua eccellente cantina. Monsieur George, in quell'anno trascorso con Adrian, ha vissuto una seconda giovinezza. Poi il ragazzo ha concluso gli studi, la salute di George é peggiorata e i figli lo hanno mandato all'ospizio. Sebbene malfermo e malato di Alzheimer, Georges ha immediatamente riconosciuto Adrian quando é andato a trovarlo. Ed era felice come un ragazzino, convinto com'era che il giovane fosse lí per portarlo via e ricominciare insieme la vita di quell'anno magico. Ma non fu cosí e Adrian farà fatica a dimenticare la delusione negli occhi di George. Ma il ragazzo, fino alla fine sarà sempre un grande amico di monsieur George, come Eloise lo é stata per Philippe. Volti e nomi che non si sarebbero mai incrociati se non in questo gesto di solidarietà nato dal bisogno reciproco. Una solidarietà che in questi tempi sarà sempre meglio valorizzare, affinché si riscopra che ricchezza non sempre rima con denaro.
Eva Morletto