Il Papa condanna l'attentato di ieri a Barcellona parlando di «atto disumano» e di «violenza cieca, grave offesa al Creatore». È quanto si legge nel telegramma di cordoglio inviato a nome di Papa Francesco all'arcivescovo di Barcellona, il cardinale Juan Josè Omella y Omella. Il pontefice prega per affinchè si operi «con determinazione per la pace e la concordia nel mondo». Intanto il bilancio dell'attentato terroristico sulla Rambla di barcellona si aggrava: 14 persone morte, tra cui anche due italiani, e un centinaio di feriti. L'autista del furgone, il 18enne Moussa Oukabir, è ancora in fuga e tre suoi presunti complici sono stati arrestati. Altri cinque terroristi sono stati invece uccisi a Cambrils, durante un secondo attacco, ed erano in attesa di progettarne un terzo. Una donna ferita dai terroristi sul lungomare di Cambrils è morta in ospedale.
Continua iil lavoro della Farnesina per accertare il coinvolgimento di connazionali nell'attentato: tra le vittime ci sono anche due italiani, secondo quanto conferma la Farnesina. Uno di questi è Bruno Gulotta, esperto informatico di Legnano. Gulotta aveva appena fatto in tempo a mettere in salvo i figli prima di essere ucciso, ha riferito il titolare della società di Legnano in cui Gulotta lavorava, Pino Bruno. Bruno ha parlato con la moglie di Gulotta, Martina, 28 anni, che gli ha raccontato l'accaduto: "Gulotta si è messo davanti ai figli, ed è stato travolto". Si chiama Luca Russo la seconda vittima italiana dell'attentato di Barcellona. L'uomo, secondo quanto apprende l'ANSA, era nella città catalana con la ragazza, rimasta ferita ma non in gravi condizioni. Non ci sono ancora tuttavia conferme ufficiali dell'identità del connazionale.
Questa mattina la Policia Nacional spagnola ha postato su Twitter l’immagine di un sole che sorge sul mare augurando il buon giorno alla Spagna e a Barcellona, con l’invito a restare forti e uniti di fronte al terrorismo. Si tratta di un messaggio ottimista che fa seguito a uno dei giorni più tragici vissuti dalla Spagna negli ultimi anni. Era dall’11 marzo del 2004, giorno delle strage alla stazione Atocha di Madrid, che la Spagna non veniva colpita in modo così sanguinoso dal terrorismo. Allora morirono 191 persone e i feriti furono quasi 2.000.
Oggi la Spagna si è risvegliata intontita, consapevole che quello accaduto ieri a Barcellona non è il gesto di un cosiddetto “lupo solitario”. Ieri è entrata in azione una cellula terrorista agguerrita e organizzata, ramificata nel territorio. Se ne è avuta una ulteriore conferma nella tarda serata di ieri, quando un gruppo di terroristi è entrato in azione nella cittadina di Cambrils, una località turistica vicina a Tarragona, a sud di Barcelona. Il commando voleva colpire come a Barcellona travolgendo con un veicolo la folla che passeggiava sul lungomare nella calda sera estiva. Sei persone sono state travolte e ferite (una in modo grave, pare accoltellata da un terrorista in fuga), ma questa volta c’è stato il rapido intervento della polizia. Dopo una violenta sparatoria sono rimasti uccisi 5 terroristi. Secondo alcune fonti, gli uomini indossavano cinture esplosive.
Le notizie arrivate nella notte da Cambrils sono state un ulteriore shock per la Spagna, già tramortita dalla strage del pomeriggio sulla Rambla di Barcellona. Qui, poco dopo le 17 di ieri, un furgone ha travolto la folla che passeggiava nella zona pedonale più frequentata della città catalana. L’attacco ha provocato 13 morti e 90 feriti. Le vittime sono di 18 nazionalità, come era facile aspettarsi in una città che ogni anno è visitata da oltre 30 milioni di turisti (in maggioranza francesi, inglesi e tedeschi). Per ora è confermata la morte di tre tedeschi, di un belga e di un cittadino italiano. Si chiamava Bruno Gulotta, 35 anni. Veniva da Legnano ed era in vacanza con la moglie e i figli. Altri 3 italiani sono feriti. Si contano anche 26 feriti francesi (11 in gravi condizioni). L’attentato è stato rivendicato dall’ISIS, che in passato ha invitato più volte i suoi seguaci a colpire le città europee con questi attacchi “a basso costo”, in cui si fa il massimo del danno utilizzando semplicemente un veicolo con il quale scagliarsi sulla folla. prima di ieri i terroristi hanno già colpito in questo modo a Nizza, Berlino, Stoccolma, Parigi e Londra (3 volte).
La regione catalana è chiaramente sotto l’attacco di una rete terroristica molto bene organizzata. Gli investigatori spagnoli hanno messo in relazione la strage di Barcellona e l’attacco di Cambrils con l’esplosione avvenuta mercoledì scorso in un appartamento di Alcanar, una cittadina catalana nella provincia di Tarragona. L’esplosione ha ucciso una persona e ne ha ferite 7. In un primo tempo si pensava a una fuga di gas, ma poi è emerso che l’appartamento era un deposito di esplosivi, verosimilmente da utilizzare in qualche attentato.
Da molto tempo la Catalogna ha visto in azione gruppi radicali islamisti. Dal 2012 ad oggi in Catalogna le forze di polizia hanno condotto 30 operazioni contro cellule terroristiche, con l’arresto di 62 persone. Solo quest’anno 7 operazioni anti terrorismo hanno portato all’arresto di 11 presunti terroristi. Altri 10 sono stati arrestati nella regione di Madrid. Queste azioni di polizia potrebbero aver sventato numerosi attentati. Grazie alla soffiata di un infiltrato, in passato è stato evitato un attentato previsto nella stazione Liceu della metropolitana di Barcellona.
Oggi la stampa spagnola fa notare che la comunità catalana ha assorbito la maggior parte di immigrati di fede musulmana arrivati in Spagna in seguito alle ondate migratorie degli ultimi anni. Non è corretto vedere un rapporto di causa ed effetto fra immigrazione e terrorismo, tuttavia questa concentrazione di musulmani è stata vista dai gruppi jihadisti come un possibile bacino in cui pescare potenziali terroristi. Si calcola che in Catalogna siano presenti un centinaio di luoghi di culto in cui si pratica l’islam salafita, considerato il più radicale.
Non sembra invece significativo il numero di “foreign fighters” spagnoli che si sono uniti alle milizie dell’ISIS in Iraq e in Siria, i quali potrebbero essere tornati in Spagna per continuare la guerra all’Occidente. Non sarebbero più di un centinaio, decisamente pochi rispetto a francesi, belgi, tedeschi, olandesi, danesi e britannici.