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La storia - I "piccoli fratelli" di Jack

20/07/2013  Nairobi, gli slum, la moltitudine di ragazzi di strada. Jack, educatore, da otto anni va a trovarli, dorme con loro. E promette una vita diversa. Jack mantiene le promesse.

È notte fonda quando Jack arriva a Ngong. Dopo una giornata intensa, l’ultima passata in strada per il gruppo di bambini con i quali si è incontrato giorno per giorno, avvicinandoli, offrendo loro tè caldo con mandazi, o un piatto di fagioli nell’hotel New Paradise. Qui, nei quartieri di periferia del Kenya, i posti di ritrovo per mangiare o bere qualche cosa si chiamano hotel.

Sono ormai diverse settimane che Jack ha individuato questo gruppo di “street children” e li frequenta con regolarità. Passa del tempo con loro. Gioca a calcio, ma soprattutto parla. La proposta è chiara, lasciare la vita in strada per offrire una possibilità alternativa. La strada per i bambini che ci vivono è come una droga. In strada dove vivono i bambini la droga, fatta di colle e benzine da sniffare, è la loro sopravvivenza, il loro coraggio, la loro forza. La proposta di Jack è un’alternativa radicale: un letto e un tetto al posto della strada e l’opportunità della scuola al posto della droga.

Ha parlato con loro giorno dopo giorno, ha vissuto al loro fianco, rimanendo insieme anche la notte, in strada, per capirli, conoscerli, comprenderli. Jack dice spesso che ogni volta che avvicina un gruppo nuovo e passa del tempo in strada impara sempre cose nuove. La strada è una grande università, non si finisce mai di studiare. Lui, educatore di strada, ha studiato all’università quella vera, fatta di docenti ed esami, ma dove ha imparato di più è in strada, con i suoi ragazzi. Non è un lavoro questo – sostiene – recuperare i bambini dalla strada è una missione.

Ha 29 anni Jack e da otto ha scelto di vivere questa missione. Anche lui viene dalla povertà di Nairobi, poi l’incontro con padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano fondatore della comunità di Koinoia in Kenya, gli ha aperto le porte della scuola e la sua vita è cambiata.

Questa è l’ultima notte in strada per i bambini di Ngong. Così hanno concordato e Jack arriva per far compiere loro il passaggio definitivo. Piove. Lampi e tuoni. Ma i bambini sono contenti, li aspetta una nuova vita. Jack offre loro l’ultimo pasto caldo al New Paradise. Hanno scarpe rotte, alcuni sono scalzi, bagnati fradici e sporchi di fango. Il loro alito è di benzina, ma gli occhi spenti di sempre questa notte sono accesi di speranza e dolcezza, di attesa, quella di una vita diversa, migliore.

Alla prima luce dell’alba si spostano tutti insieme nel campo da calcio dove tante giornate hanno passato insieme giocando, parlando. Pioggia e fango rosso terra come rossa è la terra del Kenya, i bambini di spogliano, nudi si tuffano nelle pozzanghere, si lavano in questa doccia naturale e si rivestono di abiti nuovi donati a loro da Jack. I loro abiti vecchi vengono raccolti e caricati insieme a loro sul bus che li porterà a Ndugu Mdogo, il drop in di Kibera dove andranno a vivere. Quegli abiti che rappresentano la loro vita in strada verranno bruciati appena arrivati alla nuova casa.

Piccolo Fratello, questo significa in lingua swahili Ndugu Mdogo. Sono venti i nuovi piccoli fratelli che da oggi Jack ha accolto fra le sue robuste braccia. Difficile calcolare il numero dei bambini che vivono in strada in Kenya. La maggior parte di loro vive negli sterminati slum di Nairobi. Sono 450mila secondo l’Agenzia Fides, organo d’informazione delle pontificie opere missionarie.

Amani, che significa pace in swahili, è una ong italiana che da quasi vent’anni sostiene il recupero dei bambini di strada in Africa. L’attività di Jack a Ndudu Mdogo è uno di questi progetti di recupero.

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