La vicenda di Giorgio Perlasca, l'Oskar Schindler italiano, è venuta alla luce solo in tempi recenti e su di essa è stata fatta una serie televisiva con Luca Zingaretti, e sono stati scritti libri. Ora la sua figura è rievocata a teatro in un monologo intenso,Perlasca, il coraggio di dire no, di e con Alessandro Albertin. regia Michela Ottoliniin scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 17 al 22 dicembre, e poi in torunèe. Budapest, 1944. Giorgio Perlasca, un commerciante di carni italiano, è ricercato dalle SS. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare. In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola. In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile. Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli 45 giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte ad almeno 5.200 persone. A guerra conclusa torna in Italia e conduce una vita normalissima, non sentendo mai la necessità di raccontare la sua storia, se non a pochi intimi. Vive nell’ombra fino al 1988, quando viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita. Dichiarato Giusto tra le Nazioni nel 1989.