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giovedì 12 settembre 2024
 
 

La strage di minatori in sciopero

27/08/2012  In Sudafrica le condizioni di lavoro nelle miniere sono tremende: oltre a stipendi inadeguati anche le condizioni di salute e sicurezza sono ben sotto i minimi rischiesti

Fiumi di sangue versato per una manifestazione. È quello che è successo ad almeno 34 minatori sudafricani che, per un crudele scherzo del destino, non sono morti a causa di un crollo o un incidente nelle miniere in cui sono costretti a lavorare sottostando a condizioni di lavoro e di vita disumane, ma proprio nel momento più "sicuro" in cui rivendicavano i loro diritti. La polizia, infatti, ha aperto il fuoco contro i manifestanti e lo sciopero, in un baleno, si è trasformato in una  strage in cui hanno perso la vita anche due agenti delle forze dell'ordine per un bilancio finale, seppur non ufficiale, di 44 vittime. Tutto questo è avvenuto lo scorso 16 agosto, quando i lavoratori impegnati nella miniera di platino di Marikana, nel Nord Ovest del Paese, hanno indetto una protesta per accendere i riflettori sul loro status, con salari bassissimi e un livello di insicurezza potenzialmente mortale. Era della fine dell'apartheid che in Sudafrica non si registravano incidenti di questa gravità e il governo, ora, non può più fare finta di niente prima che la situazione sfugga di mano e la forza della rivolta diventi dirompente. «Maggiori sforzi potrebbero essere compiuti per provvedere a una migliore attuazione delle normative esistenti in favore dei minatori, soprattutto quando ci sono in gioco la salute e la sicurezza dei lavoratori stessi»: a sollevare la questione ci ha pensato anche Martin Hahn, espertodell'Ilo, International Labour Organization. La sua analisi ha anche toccato concretamente i rischi a cui sono sottoposti i minatori sudafricani individuando nella caduta dei sassi, nell'esposizione alle polveri sottili e ad alte temperature, nel rumore e nell'inalazione dei fumi gli interventi mirati su cui dare una sferzata nel rispetto delle leggi. È ormai sotto gli occhi di tutti, infatti, che molti minatori soffrono più facilmente di malattie, respiratorie e non, certamente collegate all'attività lavorativa svolta, comprese la tubercolosi e la silicosi, potenziamente mortali se non debitamente curate. A questi aspetti, già di per sé preoccupanti, se ne aggiunge un altro relativo ai salari: perché se manager e ingegneri non si lamentano, coloro che rischiano la vita infilandosi in cunicoli traballanti ricevono stipendi troppo bassi rispetto ai minimi standard di equità. Ancora Hahn: «Nonostante gli sforzi fatti dal Paese, c'è ancora molto da fare al fine di creare un'indispensabile sicurezza preventiva e instillare una cultura della salute diffusa in ogni singola miniera del Sudafrica così da ridurre a zero i rischi». Due i dati che meritano comunque una considerazione: il primo, se nel 1984 i morti accertati nelle miniera sudafricane erano 774, nel 2010 si sono registrati 128 decessi; il secondo, l'industria mineraria è in continua espansione nel Paese per la richiesta senza tregua da tutto il mondo di materie prime e si stima che in Sudafrica il 2,7% della popolazione economicamente attiva è impegnata nel settore minerario.

 
 
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