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giovedì 24 aprile 2025
 
La teologa con la valigia
 
Credere

Serena Noceti, il pensiero al servizio del popolo di Dio

10/06/2021  Il cammino verso il Sinodo della Chiesa italiana è appena iniziato. Il settimanale Credere ha chiesto a una delle studiose più impegnate per il rinnovamento quali sono le sfide da affrontare

Il gusto di affrontare il mare aperto e il rispetto dei tempi del vento. L’allenamento alle salite in montagna, con tenda e zaino in spalla. Il metodo e la volontà acquisiti alle scuole elementari, dalle suore. È da queste radici che viene il pensiero e il carattere di una delle teologhe più interessanti nel panorama italiano: Serena Noceti, 55 anni, fiorentina, ha piedi piantati in parrocchia e la testa sollevata oltre l’orizzonte. Guarda la Chiesa a 360 gradi, proprio perché ha avuto la fortuna di conoscere uomini e donne che “naturalmente” le hanno fatto fare l’esperienza di una comunità universale, che si ritrova come «popolo di Dio», secondo il modello di Chiesa delineato dal concilio Vaticano II. E le hanno dato il gusto di un lavoro intellettuale che sa tanto di abilità artigiana, curiosità e rigore nella ricerca, ma mai astratta speculazione: «Faccio teologia per contribuire a trasformare il mondo nella giustizia e nella pace, e per servire la riforma della Chiesa». La sapienza pastorale del vescovo che le ha dato fiducia, il cardinale Silvano Piovanelli; le lectio al monastero di Camaldoli e presso la Comunità di Bose; la guida di un maestro come don Severino Dianich («mi ha dato le parole per pensare la Chiesa») sono solo alcuni dei punti fermi nel cammino di Serena. Noceti ricorda con precisione il momento in cui ha deciso di essere teologa: «Durante un breve ritiro all’Uca (Università del Centroamerica) di san Salvador, ero sulle tombe dei sei gesuiti martiri: l’ecclesiologo Ignacio Ellacuria e i suoi compagni sono per me il segno di una teologia capace di radicale coinvolgimento per il bene di tutti». Nella Firenze di  fine Anni ’60, Serena e la sorella crescono con due genitori praticanti: Emma, insegnante di inglese, e Romano, ingegnere, general manager di una grande azienda toscana, che alla primogenita trasmette la passione per i viaggi. «La Firenze che hanno conosciuto i miei genitori era quella di padre Ernesto Balducci e David Maria Turoldo». Quello di Serena è il quartiere dell’Isolotto, famoso per le forti contestazioni nel periodo post-conciliare, che avevano portato alla rimozione del parroco, don Enzo Mazzi, e alla nascita di una comunità di base. La parrocchia dove approda agli inizi degli anni ’80 ha dunque «una storia che è stata segnata da un forte impegno sociale e politico e da profetiche sperimentazioni pastorali».

L’IMPEGNO IN PARROCCHIA

Così mentre frequenta il liceo classico, dove il sabato il professore di religione agli studenti interessati faceva fare una lettura del Nuovo Testamento in greco («molto liberante, ho capito cos’è la giustificazione per fede, “non sono le opere che salvano”»), Serena partecipa in parrocchia a tutta una serie di attività pastorali che la coinvolgono a tempo pieno, tanto da pensare ante litteram — rispetto a quanto avviene oggi nelle Chiese del Nord Europa — a uno sbocco lavorativo come animatrice di comunità. Per sua stessa ammissione, Noceti è «una secchiona». Si appassiona e si lancia: legge la teologia della liberazione a 18 anni; in parrocchie le vengono affidate gli incontri biblici; fa l’animatrice dei giovani, organizza campi scuola; a 21 anni è chiamata a lavorare al Sinodo diocesano. «Un Sinodo ascolta e partecipa alla narrazione della vita delle persone, la rilegge alla luce della Parola, il vescovo ne fa sintesi, operando un discernimento per capire il cammino da seguire». Un modello anche per il cammino che la Chiesa italiana si accinge a intraprendere: «Pensato dalla base, con domande molto semplici, su temi veri del quotidiano. Al primo posto, lo ripeto, va la narrazione della vita. Solo così potremo ritrovare quello stupore che abbiamo perso, siamo come impantanati, non riusciamo a uscire dal modello tridentino». Per il cammino sinodale della Chiesa italiana, dice Noceti, «mi piacerebbe che si ripensasse con coraggio la forma della parrocchia, dobbiamo riarticolarla in piccole comunità dove la partecipazione dei laici può essere reale, essere più creativi nelle proposte formative. La parrocchia tridentina è centripeta, avvicina le persone “perché vengano in parrocchia, in oratorio”. Dobbiamo attivare il processo contrario: essere Chiesa dove le persone vivono». Inoltre, aggiunge, «dobbiamo accettare le critiche e le sfide di un cambiamento di linguaggio e sensibilità che ci vengono fatte da persone giovani, che si sentono assolutamente lontane da questa Chiesa, dalle nostre liturgie, dalle nostre catechesi. E ripensare la corresponsabilità tra preti e laici, la formazione dei preti e dei diaconi, riconoscere il ruolo essenziale che le donne hanno nella Chiesa. Nel cammino sinodale dobbiamo fidarci degli adulti, senza porre barriere preventive a temi e suggerimenti che possono venire».

PER UNA CHIESA POPOLO DI DIO

  

Da sempre la teologa ama percorrere quelle periferie della Chiesa e della teologia che di sicuro non ti assicurano una carriera facile, ma non tradiscono quell’intuizione iniziale che, nonostante le difficoltà, la portano a fare teologia anche a livello professionale accademico e non solo per il servizio pastorale; seguendo il corso di studi classico, quello che di solito, per intenderci, fanno i candidati al sacerdozio. Oggi, dice, sono due i tratti costanti del suo “stile” teologico: «Pensare a confronto con le domande che nascono nella vita di una Chiesa di uomini e donne; e pensare insieme, in gruppi di colleghi o in occasione di corsi e convegni di associazioni teologiche». Il tutto in continuo riferimento al concilio Vaticano II. Anche per questo la valigia è sempre pronta, per andare a studiare, a confrontarsi con la teologia vista da altre latitudini. Come è accaduto in occasione del recente Sinodo sull’Amazzonia dove la Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) l’ha chiamata come sua consulente. È interessante notare che al Sinodo fiorentino una giovanissima Noceti fu chiamata a difendere un emendamento sulle donne diacono. Un tema che ha tenuto banco al Sinodo sull’Amazzonia, così come in altre Chiese nel mondo — dalla Germania all’Australia — e che, insieme alla soggettualità delle donne e alla questione di genere, la riforma della Chiesa, il ministero ordinato, sono centrali nella riflessione teologica di Noceti. «Ho sempre saputo non solo “perché” studiavo, ma soprattutto “per chi”», conclude la teologa. «Le persone che ho incontrato in parrocchia e nei contesti di vita ecclesiale mi hanno aiutato a capire che si è teologi nel popolo di Dio e per il popolo di Dio».

Chi è - Teologa, docente e scrittrice

Età 55 anni

Professione Teologa

Famiglia Single

Fede Cattolica, attiva nel rinnovamento della Chiesa Professione 

Serena Noceti è nata a Firenze nel 1966. È docente di Teologia sistematica all’Istituto superiore di scienze religiose della Toscana; tiene corsi presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale e altre facoltà teologiche. Dal 1996 al 2009 è stata responsabile del settore “catechesi adulti” dell’arcidiocesi di Firenze. Socia fondatrice del Coordinamento teologhe italiane, è stata vicepresidente dell’Associazione teologica italiana. Tra i suoi libri, dedicati all’ecclesiologia, al ministero ordinato, alla catechesi, ricordiamo: con S. Dianich Trattato sulla Chiesa, e Diacone: quale ministero per quale Chiesa?, (Queriniana). È curatrice con R. Repole del Commentario ai documenti del Vaticano II (Edb).

(Foto di Simone Donati/TerraProject)

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