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domenica 03 novembre 2024
 
 

La terra è di tutti. Anche del popolo Mapuche

08/01/2014  È una delle tante vicende dimenticate del pianeta: nell'Araucanìa cilena da oltre 30 anni c'è chi si batte per dialogo, giustizia e rispetto

«La prima cosa urgente da fare per risolvere definitivamente il conflitto in Araucanìa è ascoltare il popolo Mapuche. Il clima è piuttosto teso, abbiamo avuto episodi di violenza anche nel giorno di Natale, per diverse circostanze e in diverse parti della regione. Tutto questo purtroppo provoca molto disagio, senso di impotenza, così le persone sono tentate di farsi giustizia con le proprie mani, ma così facendo, la causa giusta e legittima del popolo Mapuche perde il sostegno che merita». L'analisi, lucida e fonte di numerosi spunti è del vescovo della diocesi di Temuco, in Cile, monsignor Héctor Eduardo Vargas Bastidas, così come riportato dall'agenzia Fides: «Sono stati preparati degli incontri per il dialogo ma hanno avuto una durata molto breve. Il governo cileno è troppo in ritardo s questa faccenda, così non si raggiungono gli accordi essenziali, le politiche statali per la regione su questo problema. Quelli che vivono qui, più noi come Chiesa che siamo al servizio di oltre 1.300 comunità Mapuche, ci rendiamo conto che il problema è molto grave, è una cosa seria. Abbiamo un intero popolo in attesa e vediamo che le soluzioni non arrivano». E ancora: «Si parla di questioni essenziali che devono essere risolte: territorialità, multiculturalismo, riconoscimento costituzionale. Que nell'Araucanìa la volontà del dialogo c'è, tutti vogliono collaborare perché il popolo Mapuche riesca ad avere delle risposte, ma dall'altra parte si muove molto poco, in questo momento sento addirittura che tutto è completamente fermo».

Ma chi è il popolo Mapuche? E quali sono i diritti violati a cui fa riferimento il vescovo di Temuco? Si tratta, in effetti, di una delle numerose battaglie dimenticate del nostro Pianeta: i Mapuche vivono in una regione a circa 700 chilometri a sud della capitale cilena, rappresentano il più grande e importante gruppo etnico del Paese e da oltre 30 anni combattono con agricoltori, imprenditori, multinazionali e governi a causa della proprietà di quelle terre che hanno sempre considerato come loro patrimonio ancestrale. Tanti interessi in gioco che nel corso degli anni hanno portato a un'escalation di violenze culminate nel recente periodo natalizio in scontri, minacce e ripicche, anche per mano di alcuni esponenti del popolo Mapuche che però, come sottolineato del vescovo, seguendo questa strada rischiano di passare dalla parte del torto facendo passare in secndo piano il motivo, reale e legittimo, per il quale si battono e sul quale hanno l'appoggio totale e incondizionato della Chiesa. 

 
 
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