Papa Francesco ricorda che l’umiltà è la caratteristica principale di Gesù. E che il cristiano, per seguire le sue orme deve tendere a questa virtù. Come ha fatto papa Benedetto che di sé diceva: «Sono un umile servo nella vigna del Signore». Celebrando messa in suo suffragio e in ricordo di tutti i cardinali e vescovi morti nell’anno il Pontefice ha messo l’accento su due parole, umiltà, appunto e compassione. Il Vangelo del giorno, infatti, ricorda che Gesù ebbe compassione per la vedova che sta per seppellire il suo unico figlio. «Gesù vede e si lascia prendere da compassione. Benedetto XVI, che oggi ricordiamo insieme ai Cardinali e ai Vescovi defunti nel corso dell’anno, nella sua prima Enciclica scrisse che il programma di Gesù è “un cuore che vede”. Quante volte ci ha ricordato che la fede non è anzitutto un’idea da capire o una morale da assumere, ma una Persona da incontrare, Gesù Cristo: il suo cuore batte forte per noi, il suo sguardo s’impietosisce davanti alla nostra sofferenza». E di fronte a questa donna il Signore tocca la bara di suo figlio, un gesto ritenuto contaminante, e dice alla madre di non piangere. Non perché non si debba piangere per i nostri morti. Lo stesso Gesù lo fa in altri episodi, ma perché «con il Signore le lacrime non durano per sempre, hanno fine. Egli è il Dio che, come profetizza la Scrittura, “eliminerà la morte” e “asciugherà le lacrime su ogni volto”». La compassione del Signore arriva a rianimare quel giovane figlio. «Gesù lo fa», spiega il Papa, «diversamente da altri miracoli, senza nemmeno chiedere alla madre di avere fede. Perché un prodigio così straordinario e tanto raro? Perché qui sono coinvolti l’orfano e la vedova, che la Bibbia indica, insieme al forestiero, come i più soli e abbandonati, che non possono riporre fiducia in nessun altro che non sia Dio: la vedova, l’orfano, il forestiero. Sono perciò le persone più intime e care al Signore. Non si può essere intimi e cari a Dio ignorando loro, che godono della sua protezione e della sua predilezione, e che ci accoglieranno nel cielo. La vedova, l’orfano e il forestiero». E loro sono così cari al Signore perché sono umili: «Non fanno conto sulle proprie forze, ma su di Lui, che si prende cura di loro. Costoro, che rifiutano ogni presunzione di autosufficienza, si riconoscono bisognosi di Dio e si fidano di Lui, sono gli umili. E sono questi poveri in spirito a rivelarci la piccolezza tanto gradita al Signore, la via che conduce al Cielo. Dio cerca persone umili, che sperano in Lui, non in sé stessi e nei propri piani». Ed è questa dice Francesco «l’umiltà cristiana: non è una virtù fra le altre, ma la disposizione di fondo della vita: credersi bisognosi di Dio e fargli spazio, riponendo ogni fiducia in Lui. Questa è l’umiltà cristiana. E Dio ama l’umiltà perché gli permette di interagire con noi. Di più, Dio ama l’umiltà perché è Lui stesso umile. Scende verso di noi, si abbassa; non s’impone, lascia spazio. Dio non solo è umile, ma è umiltà». Dio ama «coloro che si decentrano, che non sono il centro di tutto, ama gli umili appunto: costoro gli assomigliano più di tutti. Ecco perché, come dice Gesù, “chi si umilia sarà esaltato”». E i cristiani, «soprattutto il Papa, i Cardinali, i Vescovi, sono chiamati a essere umili lavoratori: a servire, non a essere serviti; a pensare, prima che ai propri frutti, a quelli della vigna del Signore. E quanto è bello rinunciare a sé stessi per la Chiesa di Gesù!».