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sabato 14 settembre 2024
 
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La vera storia di David Irving, l'uomo che osò negare l'Olocausto

24/01/2019  La vicenda dello storico che negò l'esistenza delle camere a gas nel film "La verità negata" in onda su Rai 3 in prima serata

David Irving, 80 anni
David Irving, 80 anni

Nel 1996 lo storico inglese David Irving intentò una causa contro la docente universitaria Deborah Lipstadt, che in un suo libro aveva definito Irving "negazionista" (denier) e "falsificatore" (falsifier), accusandolo di aver falsificato le fonti o di averle deliberatamente ignorate. Egli aveva infatti ripetutamente dichiarato nei suoi libri che le camere a gas ad Auschwitz non c’erano mai state, che i loro resti erano stati creati ad arte, e l’Olocausto non era mai avvenuto inserendosi così nel filo dei cosiddetti negazionisti. Durante il processo scelse di difendersi da solo, ma la sentenza gli diede torto, e il giudice affermò che Irving aveva "per le sue ragioni ideologiche continuativamente e deliberatamente manipolato e alterato l'evidenza storica. Fu un processo lungo, che vide una schiera di avvocati impegnati a confutare le sue teorie, facendo anche dei precisi rilevamenti nel campo di sterminio. Sulla vicenda che l’aveva vista protagonista Deborah Lipstadt  nel 2005 scrisse il libro Denial: Holocaust History on Trial, a cui si ispira il film di Mick Jackson  La verità negata in onda stasera su Rai 3 in prima serata, con un’intensa  Rachel Weitz nei panni della protagonista. 

L'attore Timothy Spall nei panni David Irving in La verità negata
L'attore Timothy Spall nei panni David Irving in La verità negata


David Irving si era fatto conoscere  per il libro Hitler's War (pubblicato nel 1977 e tradotto in italiano nel 2001):  dove Hitler era descritto come un personaggio estremamente intelligente, versatile, razionale, il cui principale fine era quello di incrementare la prosperità e l'influenza della Germania in Europa e nel mondo. Rovesciando completamente le interpretazioni correnti, egli scaricò la responsabilità della guerra sui leader alleati, in particolare Winston Churchill. Irving definì l'Operazione Barbarossa del 1941 come una "guerra preventiva", cui il dittatore tedesco sarebbe stato forzato per prevenire una probabile aggressione sovietica dopo il patto Molotov-Ribbentrop. Irving affermò che il Führer non giocò alcun ruolo nell'ambito delle politiche di sterminio contro gli ebrei e le varie altre categorie di perseguitati, non essendo nemmeno a conoscenza di tutti questi fatti, essendone stato volutamente tenuto all'oscuro da Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich fino alla fine del 1943. 
In una successiva biografia sul feldmaresciallo Erwin Rommel(The Trail of the Fox, 1978), Irving si scagliò contro gli autori dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, definendoli "traditori", "codardi" e "manipolatori", giustificando completamente la successiva imponente ondata di violenza scatenata da Hitler, nella quale trovò la morte anche Rommel. È dal 1988 che Irving iniziò ad esprimersi in senso apertamente negazionista, partecipando come relatore a pubblici incontri di partiti dell'estrema destra tedesca. A cominciare dall'inizio degli anni novanta, Irving sviluppò ulteriormente la sua teoria esposta ne La guerra di Hitler: visto che non si trovava un ordine scritto del dittatore, non solo ciò significava che egli non sapeva nulla, ma che l'Olocausto stesso non aveva avuto luogo. Perciò nell'edizione del libro del 1991, Irving eliminò ogni passaggio che si riferisse ai campi di sterminio tedeschi. A tutto ciò, Irving aggiunse una lunga serie di conferenze e discorsi pubblici, nei quali sempre più si scagliò contro la "menzogna dell'Olocausto", considerando tutta la questione un modo per "avere delle buone compensazioni in denaro" da parte degli ebrei. Contemporaneamente, le espressioni razziste ed antisemite divennero sempre più frequenti ed esplicite. Per reazione molte librerie del Regno Unito annullarono le ordinazioni del suo libro Hitler's War e diversi governi (tra cui Canada, dove fu brevemente arrestato, Australia, Nuova Zelanda, Italia, Germania, Israele e Sudafrica) gli negarono l'ingressoNel maggio 1992, durante un raduno in Germania, Irving affermò che la camera a gas ricostruita ad Auschwitz era “un falso fabbricato dopo la guerra” e nel 1993 definì Auschwitz "un'attrazione turistica".

Durante la causa  contro Deborah Lipstadt i libri di Irving vennero analizzati passo per passo, evidenziandone le molteplici storture e di conseguenza persero ogni valenza di scientificità. Irving - che aveva speso delle somme ingenti per impostare la causa - venne travolto anche finanziariamente, dovendo dichiarare bancarotta nel 2002. 
Nel 2005 fu arrestato in Austria per due discorsi negazionisti tenuti nel paese nel 1989 (in cui negava l'esistenza delle camere a gas ad Auschwitz, metteva in dubbio l'Olocausto e aveva sostenuto che i pogrom della cosiddetta "notte dei cristalli" erano stati compiuti da "sconosciuti" mascherati da SA, le truppe d'assalto di Hitler), e il 20 febbraio 2006 fu giudicato colpevole per "aver glorificato ed essersi identificato con il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi", e condannato a tre anni di reclusione senza sospensione condizionale della pena. Dopo 400 giorni (fino al 21 dicembre 2006), fu scarcerato con sentenza della Corte d'Appello, che gli concesse la libertà condizionale per il restante periodo. Dopo l'arresto e il carcere, Irving ha apparentemente ritrattato il suo negazionismo; in un'intervista concessa quando era ancora in prigione disse di «essere arrivato alla conclusione che l'Olocausto c'è stato» dopo numerose ricerche agli archivi di Mosca e di Londra. mentre sul nazionalsocialismo ha dichiarato:«All'inizio il giudizio sul movimento guidato da Hitler può essere assolutamente positivo sotto molti aspetti economici e sociali, poi alla fine è completamente uscito fuori controllo e il giudizio è senza dubbio negativo»

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