Il Consiglio comunale di Verona, a grande maggioranza ha approvato una mozione che impegna la Giunta a stanziare fondi a favore di più organizzazioni di volontariato che aiutano le donne a non abortire. La notizia ha suscitato rumore sui mezzi di informazione soprattutto perché la capogruppo del PD, Carla Padovani, ha votato a favore suscitando l’ira delle sue compagne veronesi e dei responsabili regionali che ne minacciano l’espulsione dal partito.
Tale episodio impone alcune riflessioni importanti. In primo luogo è contraddittorio che un partito di sinistra che si vanta di essere a favore dei poveri e dei senza voce, consideri come suo distintivo la legge 194 che ha legalizzato la soppressione dei più piccoli e poveri tra gli esseri umani, quali sono i bambini non ancora nati.
In secondo luogo, il comportamento di Carla Padovani è esemplare per coloro che nel PD hanno introdotto la loro coscienza cattolica o che comunque riconoscono che l’aborto sopprime una vita umana. Dopo la fine della Democrazia Cristiana si formarono due partiti diversi: il Partito Popolare e quello della Margherita. Molti aderenti alla Margherita sono poi rifluiti nella formazione di sinistra che ora si chiama PD. Se la politica non è un modo per avere un successo personale, ma è uno strumento per costruire il bene comune, cioè di tutti gli esseri umani tra i quali sono compresi i bambini non ancora nati, allora i cattolici militanti nel PD dovrebbero sentire come loro specifica vocazione quella di condurre il partito a riconoscere e tutelare il concepito come il più povero dei poveri. In questa direzione il voto della Padovani è significativo.
In terzo luogo si deve osservare che la mozione approvata a Verona non chiede l’approvazione della legge 194, ma solo la erogazione di contributi economici al volontariato che cerca di proteggere il diritto alla vita dei figli non ancora nati, ponendosi accanto alle madri e condividendo le loro difficoltà. Ancora oggi alcuni che difendono la legge 194 sostengono che in essa ci sono delle “parti buone” perché dirette a prevenire l’aborto. Il Movimento per la Vita ha dimostrato tante volte che la legge 194 è ingiusta, perché non offende soltanto la vita, ma anche la verità. Il suo è un linguaggio equivoco che ha acconsentito l’autodeterminazione e contiene espressioni dirette ad ingannare chi si accosta in modo superficiale alla legge.
Perché dunque tanta irritazione contro chi sostiene la prevenzione dell’aborto?
Il punto centrale della discussione è uno solo: il concepito è o non è un essere umano, “uno di noi”?
Mettersi accanto alle madri per risvegliare in loro l’innato coraggio di accogliere un figlio condividendo le difficoltà di una gravidanza, suppone il riconoscimento del bambino non ancora nato. Questo irrita quanti vogliono guardare solo le donne e perciò riducono la prevenzione alla contraccezione.
Forse aiutare tutti insieme le famiglie e le madri affinché non sopprimano i loro figli, è il modo possibile per cominciare a ricostruire la cultura della vita.